Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/392

1812 (cfr. Monitore delle Due Sicilie, n. 461, 24 luglio 1812), conoscendovi indubbiamente il C., che fin dal 7 maggio 1811 lo aveva fatto nominare socio corrispondente dell’Istituto d’incoraggiamento, non senza influir forse nelle altre nomine dell’archeologo francese a socio onorario dell’Accademia di belle lettere e antichitá e a socio corrispondente della Societá pontaniana. — Federico Cristiano Mdnther da Gotha (1750-1830), professore di teologia nell’universitá di Copenhagen (1788) e dal 1808 vescovo di Zelandia, scrisse, tra l’altro, un Viaggio in Sicilia, tradotto in italiano da Francesco Peranni (Palermo, 1823), ed ebbe amicizia e corrispondenza con molti dotti italiani, specie del Mezzogiorno. CXXIII. — Con decreto del 1. dee. 1814 il C., insieme con tutti i suoi colleghi del Consiglio di Stato, fu insignito della medaglia di onore, istituita dal Murat il 1. novembre di quell’anno, per premiare, tra gli altri, i funzionari che, durante le precedenti guerre europee, avevan resi speciali servigi alla corona (Arch. di Stato di Napoli, Decreti originali, voi. 85, n. 2; voi. 86, n. 22). — Circa il gennaio 1815, una spia austriaca lo indicava tra gli individui «piú marcati ed influenti», di un club che si adunava in Napoli nel palazzo Gravina, ora delle Poste, per «promovere, di concerto con vari agenti inglesi, speditivi da lord Bentinck, un’ irruzione in Toscana ed in altre provincie italiane per proclamarvi ed appoggiarvi l’indipendenza italiana»; e per * dirigere la estesa societá segreta de’ carbonari, diramare istruzioni in tutte le provincie del Regno di Napoli, corrispondere col comando militare-politico nella Marca d’Ancona e spingere le sue relazioni in molte cittá d’Italia, e segnatamente a Firenze, Bologna, Brescia, Milano» (Francesco Lemmi, in Arch. stor. nap., XXVI, 1901, p. 189, n. 1; e cfr. Weil, Joachim Murat, Paris, 1909, II, 391). Tutti sanno che effetto molto prossimo di codesta agitazione, divenuta piú intensa dopo lo sbarco di Napoleone in Francia, furon la guerra con l’Austria e il proclama di Rimini (31 marzo 1815). Al qual documento, oltre che in siffatta guisa indiretta, concorse per avventura il C. anche in maniera piú diretta? Il trovarvisi un’espressione a lui molto cara («italiani del Regno di Napoli») non è certo ragion sufficiente per aggiungere il suo nome a quelli di Melchiorre Delfico, di Pellegrino Rossi e degli altri a cui 11 proclama si suol variamente attribuire (cfr. Domenico Spadoni, in Rassegna storica del Risorgimento italiano, II, 1915, p. 329 sgg ). Tuttavia un servigio molto importante il C. dovè rendere in quella circostanza a Gioacchino Murat: altrimente non si spiegherebbe perché questi, il 25 marzo, da Ancona, gli conferisse, in pari tempo che al Delfico, ad Antonio Maghella e al prefetto di polizia di Napoli Mandrini, il titolo di barone (Arch. di Stato di Napoli, Decreti originali, voi. 89, n. 690).—S’è giá visto (pp. 283-286, e cfr. Nota bibliografica) quale attiva propaganda egli facesse nel Monitore delle Due Sicilie (aprilemaggio 1815) per l’impresa dell’indipendenza, e quanto sopra tutto insistesse perché i napoletani di ogni condizione la aiutassero con volontari