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Autobiografia, carteggio e poesie varie, ediz. Croce, p. 175 sgg.). — L’opera del Bossi, su cui il C. aveva promessa una lunga lettera, è, certamente, il Cenacolo di Leonardo da trinci (Milano, stamperia reale, 1810) con le relative Postille (ivi, 1812). Per quella, inedita, del C. sul bello, vedere sopra lett. IX e X e nota relativa. E poiché tra le sue carte non ne esiste se non il «piano» e qualche frammento insignificante, non è da escludere che gli altri fossero inviati al Bossi e che questi li sfruttasse nell’opera postuma Del tipo dell’arte della pittura (Milano, 1816). CXIX. — Relativa forse a un «regolamento organico» respinto dal Consiglio di Stato, giacché nessun altro regolamento sull’Istruzione, dopo quello giá approvato con decreto del i° gennaio 1812 (si veda sopra p. 160), recan le collezioni legislative del Regno fino alla Restaurazione borbonica. CXXII. — Giá, forse, socio corrispondente della Societá di agricoltura del Molise fin da quando, il 16 febbraio 1810, questa, con le altre delle singole provincie del Regno, era stata istituita da Gioacchino Murat (Archivio di Stato di Napoli, Decreti originali, voi. 33, n. 3610), il C., dopo che, il 30 luglio 1812, le Societá di agricoltura vennero ampliate in Societá economiche ( Decreti cit., voi. 59, n. 8982), fu, con decreto del 9 decembre 1813, nominato socio onorario di quella di Molise e corrispondente delle altre di Terra di Bari e di Basilicata ( Decreti cit., voi. 74, n. 12152). — Dal suo contegno posteriore si desume che, durante il 1813, egli si schierasse, nel Consiglio di Stato, accanto al Poerio e agli altri, che alla fedeltá a tutta prova a Napoleone vollero sostituita, nell’interesse del Regno, l’alleanza austro-inglese. Certo è, sebbene l’importante particolare sia affatto sfuggito ai biografi, che, con Giuseppe Poerio, Tito Manzi, Antonio Maghella, Giustino Fortunato e altri, il C. fu tra i commissari civili che, nei primi mesi del 1814, organizzarono in nome del Murat un governo provvisorio nei dipartimenti italici occupati via via dall’esercito napoletano. Partito da Napoli la sera del 29 gennaio 1814 (De Nicola, II, 686 e cfr. p. 679), insieme col suo comprovinciale e antico compagno d’esilio e allora consigliere di cassazione Amodio Ricciardi da Palata (5 decembre 1756-3 agosto 1835), e giunto non si sa quando a Bologna, venne nominato il 17 febbraio direttor generale del Tesoro dell’armata, istituito con decreto di pari data presso il quartier generale (Archivio di Stato di Bologna, Stampe governative, alla data; Bollettino delle leggi e regolamenti per il governo della provincia di Bologna, I, Bologna, 1814, p. 21; Societá napoletana di storia patria, Carte Poerio , voi. segn. XXX. A. 4, ff. ii2 e 167). Al dir dell’ostilissimo De Nicola (II, 725), il C. e gli altri commissari sarebbero stati * coverti di obbrobrio e di esecrazione dagli italiani tutti»: esecrazione, per altro, non manifestata altrimente che con trasporti di gioia del popolaccio e gridi di «Viva il papa! Muoiano i giacobini e i napoletani!», allorché, all’entrare del Cardinal Caracciolo a Bologna, fu fatta una gran luminaria «al palazzo della Legazione, ov’erano alloggiati Coco, Ricciardi ed altri organizzatori». È presumibile che