Pagina:Cuoco, Vincenzo – Scritti vari- Periodo napoletano, 1924 – BEIC 1796200.djvu/363

alle parti piane malsane, cioè quel terreno montuoso, che ha bisogno di selva per sua natura, cessi di appartenere al proprietario tostoché questi non si vuole incaricare di rinselvirlo o di bonificarlo, e dev’esser contento di riceverne dalla Direzione il valore attuale in annuo canone, e la Direzione percepirá i vantaggi che lo stesso suolo bonificato dovrebbe dare. — Ai danni della suddivisione de’ poderi aggiungete l’impossibilitá, in cui siam immersi, di non poter avere piú razze di cavalli e la mancanza de’ bovini, la quale cresce tanto che non si sa come aver la carne vaccina per la stessa capitale. Caricate sull’utilitá delle irrigazioni, che, stabilite ovunque vi siano acque, darebbero grandissimo lucro alla Direzione (per esempio, servitevi del canale di Corfínio, fatto a spese di particolari) e porterebbero grande opulenza alla nazione, la quale solo con i prati irrigui potrebbe adottare il sistema delle culte nazioni, cioè di aver piccoli poderi e nudrirvi degli utili animali, specialmente vacche. Vi mando la memoria stampata che potrete citare per non copiare l’immenso numero de’ boschi e de’ terreni malsani che converrebbe far considerare, per arguire il gran bene che si può ritrarre dalle bonifiche non solo per la nazione ma anche per l’erario. — I luoghi piú facili e piú utili a bonificare sarebbero Terra di lavoro dai Bagnuoli fino a Fondi ; Piana d’ Eboli ; Marchesato; il lungo tratto da Monopoli ad Otranto, di fertilissime terre, ove non è che Brindisi pericolante per l’interrimento del porto e, come tutta quella costa, per lo ristagno delle sole acque piovane. Una compagnia di coltivatori a tabacco in quella regione sarebbe al caso di provedere la Regia e di liberare dall’aria malsana la campagna. Ma, ripeto, tutto dipenderá dal direttore, che dev’essere un filantropo illuminato, non essendo possibile di separare il bene della nazione da quello dell’erario, e a vicenda, in questo genere di opere. — L’intrapresa di Castelvolturo è sciocca. Scegliere un punto per bonificarlo, mentre è circondato da per tutto di grandi pianure spopolate, disalberate e malsanissime, è un voler perdere i denari e ogni cura. Scegliere un punto centrale per cominciare le operazioni di bonifica in un terreno, le cause che lo rendono infetto essendo situate lungi da esso ed all’intorno di esso, è una sciocchezza vergognosa. Difatti quanto si spese nell’anno scorso in inutili saggi è perduto, come si perderanno i denari che si spenderanno ancora per vantar bonifiche chimeriche ed imaginarie.