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di provincia è rara, né è sedotta dalle occasioni di peccare, che sono rarissime. I preti protestanti sono migliori de’ cattolici, perché hanno una moglie; i preti cattolici di Francia sono migliori de’ preti cattolici d’Italia, perché sono piú vicini ai protestanti e perché hanno una condizione ed un’educazione. I nostri preti, di tutto il decalogo, non curano che il sesto precetto, e questo lo curan tanto che dalla lettura del maggior numero de’ loro libri io sono entrato in dubbio se il facciano per allontanarne gli uomini o per allettarli. Quello che è certo si è che, se io avessi un figlio o una figlia, proibirei loro di leggere i libri de’ casisti colla stessa severitá colla quale proibirei la lettura dell’Aretino e del Boccaccio. Quale è dunque una morale, la quale, mentre deve esser norma della vita, non può esser norma dell’educazione, che dico io mai? non può esser neanche soggetto di discorso tra persone educate ed oneste? Non cosí parlavano di pudicizia i primi padri della Chiesa; non cosí ne parlano i protestanti, che pure hanno morale quanto noi e piú di noi. 11 vero modo di stabilir la pudicizia è quello di rafforzare il sentimento dell’amore e nobilitarlo coll’unione al senso del decoro. Che avviene colla nostra istituzione? Si avvilisce il cuore, perché non se gli parla mai; si avvilisce la ragione, perché non le si insegna nulla. A chi si parla dunque? Ai sensi: quei sensi ai quali non converrebbe parlar mai, perché non hanno nelle loro cupidigie altro freno che l’ignoranza. Si trascurano otto precetti del decalogo per occuparsi solamente di due: abbiamo cattive figlie, pessime madri, pessime sorelle, pessime nuore, pessime cognate, inutili cittadine (poiché le donne tra noi non fanno nulla, mentre altrove fanno tutto e raddoppiano cosí le braccia per l’industria nazionale); e tutto questo per aver che? per aver delle brutte pupazze inette, selvatiche, imbecilli, le quali per la loro inezia sono inutili alla societá, per la loro salvatichezza contribuiscono a fomentar la barbarie che regna presso di noi, colla loro imbecillitá annoiano lo stesso marito, il quale, mentre esige una moglie fedele, si pregia di esser infedelissimo. Questo si osserva costantemente nel nostro Regno: i mariti son pessimi. Ed io non so indurmi a credere che, ove i mariti son pessimi, le mogli possano esser ottime. — Un confessore mi ha detto che il peccato piú frequente delle donne parigine è il tribadismo. So lo stesso delle romane. In Roma questo vizio è antico. In Parigi il confessore non me lo ha saputo dire, né la storia offre documenti bastanti a poter decidere.