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LXXIX. — Al medesimo. — Milano, 30 aprile 1806. — ... È questa la nona lettera che scrivo... Ardo d’impazienza di partire, di abbracciarvi. Avrei dovuto farlo da qualche giorno, e mi ha trattenuto la stampa del terzo volume di Platone , che non ancora è finita. Aspetto ancora qualche lettera da Parigi, necessaria alla mia venuta. Io sono sui trampani: non ho nemmeno libri da leggere, perché quelli che avea, per la partenza, li ho tutti venduti. Poco manca che non resti senza casa. Ma mi conviene aspettare qualche altro giorno. Nelle mie passate vi diceva tutto questo, e vi aggiungeva che, se mai l’imperatore veniva in Milano ed in Napoli, io avrei aspettato il di lui arrivo, ed avrei fatto il viaggio col signor Aldini, segretario di Stato, il quale di ciò mi ha premurato. Fra qualche altro giorno tutte queste incertezze saranno decise, e non piú tardi di un altro mese io spero potervi abbracciare... LXXX. — Al consigliere Moscati, direttore generale della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia. — Milano, 21 maggio 1806. — Sua Altezza imperiale il principe viceré mi ha fatto l’alto onore di farmi comunicare per mezzo di lei e del signor consigliere segretario di Stato che avrebbe avuto piacere ch’io mi fossi trattenuto in Milano. In séguito ho presentato a lei il Piano di un officio di statistica, organizzato nel modo che io ho creduto piú utile allo Stato e piú glorioso al governo. Ora io la prego, signor consultore, di compiacersi di ottenermi da Sua Altezza imperiale una decisione al piú presto che sia possibile. Per natura sarei lontano da ogni importunitá; ma le circostanze, nelle quali mi trovo, sono tali che io non posso far di meno di adoprarla, e le ne chiedo perdono come di cosa involontaria ed indispensabile. Ella, piú che ogni altra persona, sa che, quando mi fu comunicato l’ordine di Sua Altezza imperiale, io era sul punto di partire per la mia patria e che avea date tutte le disposizioni e prese tutte le misure analoghe alla partenza. L’ordine ricevuto mi ha costretto a cangiarle, a sospenderle, ed ora mi trovo in un’incertezza incomodissima, non sapendo se debba andare o restare; e questa incertezza è massima, e specialmente per ciò che riguarda la casa nella quale attualmente mi ritrovo, e che non vorrei ritenere partendo, e non vorrei perdere restando... Se il Piano per la statistica non è approvato, non mancherá a Sua Altezza imperiale modo di farmi provare la sua beneficenza. In ogni caso, qualunque sia per essere la risoluzione, la prego, signor consultore, perché sia quanto piú si possa sollecita...