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fare all’amore. Agli uomini giovani, stranissimo che non si facesse all’amore, non si parlasse di cavalli, non si giuocasse. Ai vecchi, che si parlasse di queste frivolezze e non della rivoluzione di Francia, che allora bolliva forse piú forte, e turbava le menti de’ democratici con false speranze, degli aristocratici con falsi timori, degl’indifferenti colla curiositá di sapere come sarebbe andato il mondo dopo una rivoluzione. Noi non facevamo all’amore; credevamo inutile parlar di mode e di cavalli ; noioso passar due ore a ripeter sempre «re, fante, ’ donna»; inutile dir male, poiché il mondo non si sarebbe corretto; superfluo parlar della rivoluzione, perché, in ogni caso, tutto poi, senza l’opera nostra, si sarebbe accomodato per la meglio. Dunque parlavamo di filosofia. Ed io la sera, ritiratomi nella mia # stanza, metteva in iscritto il ragionamento del giorno; e questo mio scritto era sempre il primo a leggersi nella seduta del giorno seguente, come le nostre assemblee legislative incomincian sempre le loro discussioni dalla lettura del processo verbale del giorno antecedente. — Io era molto contento di quel lavoro e non l’avrei creduto indegno del pubblico, non per la parte che vi avea messo io, ma bensi per quella che veniva dalla mia contradittrice. Ma allora, che l’opera sarebbe stata meno indegna del pubblico, non era mia idea stamparla; oggi la stampo e non la credo tale. Quell’opera non esiste piú; ed il singolare è che lo stesso avvenimento, il quale ha fatto perdere a me quell’opera, mi ha spinto ad essere autore. Non avendo piú che fare, privo di patria e di famiglia, ho incominciato a scriver per non aver altro di meglio che fare; e, per conservar la memoria de’ bei giorni, io i discorsi allora tenuti a te narrerò, come meglio si potrá in tanta distanza di luogo e di tempo, ma coll’ordine istesso col quale furon ragionati.

X. — A T. C. — [In Savoia, tra il maggio e il decembre 1800.] — Quest’operetta si deve a te, perché tue furono le prime idee donde ha avuto origine, e, divenendo mie, altro non han fatto che perdere quell’estensione, quella facilitá e quella grazia che avrebbero potuto ricever da te. — Io mi sono occupato delle medesime in preferenza di tutte le altre, perché esse rammentano al mio spirito ed al mio cuore i giorni piú belli della mia vita, quando sulle deliziose colline di Posilipo, in quei siti tanto cari a Virgilio ed a Sannazzaro e tanto illustri perle loro tombe e pei versi loro, io obliava talora ed i siti piú pittoreschi e le piú belle e limpide