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che oggi nemmeno si sa: un memoriale oggi, un espediente quale essi lo richiedono, imbroglierebbe inutilmente l’afifare, e forse farebbe sopprimere la fiera. Quando la fiera sará fatta, essi avranno sempre ragione. Questo è il sentimento di tutti... IV. — Allo zio Giuseppe Cuoco. — [Napoli, 1792]. — ... La professione del fòro è lunga, ma è sicura; ed io, che fino ad ora non ho quasi avuto nulla, ora comincio ad avere qualche cosa... Mi dovrei lucrare in quest’anno un paro di centinaia di ducati, e qualche altra cosa dippiú ancora, perché spero di aver altri affari, mentre questi presenti matureranno. Pensate che tutte queste cose l’ho avute da novembre a questa parte, ed in cosí poco tempo è molto. Questi affarucci sono tutti miei, né vi è interesse di paglietti de’ quali io andassi allo studio e che fanno fatigar sempre e non pagano mai. D’altra parte, ho fatto un memoriale per il governo, adesso che, per la morte del principe della Riccia, vacano i suoi feudi. Questa è una occasione per me favorevole. La Segreteria, che deve provvedere, è quella delle finanze, dove ho piú rapporti. Sopraintendente de’ stati della Riccia è il fiscale Vivenzio, il quale dovrá fare la consulta. Parlai con costui e ne fui sconsigliato: egli non approva che io esca da Napoli. Ciò non ostante, feci il memoriale, il quale è stato giá rimesso. Per questo primo anno si manderanno i governatori in nome della reai Camera, e sono per lo piú quell’ istessi che erano esercenti. Le consulte si disbrigheranno al ritorno del fiscale, il quale fa un viaggio per l’Apruzzo. Questo è quello che oggi vi è. Dopo questo racconto voi stesso potete dare la risoluzione, ed io vi assicuro che l’accetterò...

V. — Al padre. — Napoli, 21 novembre 1795. — ... Vi è ordine rigoroso di non poter fare da procuratore senza esame. Io sono mezzo sospeso e, se agisco, è perché sono conosciuto. L’esaminatore è Zurlo ed in sua assenza Caravita. Io mi rido dell’esame, ma ho bisogno della fede di perquisizione di codesta Corte di non essere inquisito. Vi prego mandarmela...

VI. — Allo zio Giuseppe Cuoco. — [Napoli, tra il 1795 e il 1798]. — [Discorre a lungo di una causa sostenuta dai cittadini di Civitacampomarano contro le usurpazioni del loro feudatario: egli, eh’è tra i loro avvocati, dá tutto se stesso pel trionfo delle ragioni della sua cittá natale].