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coltura e di arti, contribuisce piú efficacemente di qualunque scuola all’educazione del popolo.

Allorché Leibnizio istituí l’Accademia di Berlino, non vi erano fondi: egli chiese al re ed ottenne la privativa degli almanacchi, la quale col tempo è divenuta fondo di grandissima rendita. Da noi non si potrebbe sperare sul principio una rendita eguale, perché il nostro popolo legge meno di quello di Prussia; ma pure non sarebbe neanche oggi picciolissima, e potrebbe col tempo diventare egualmente grande. Il desiderio della lettura si accresce leggendo. Questa tale privativa non recherebbe danno a niuno; e gli almanacchi, oltre di esser fonti di lucro, diverrebbero mezzi efficacissimi di pubblica istruzione.

Oltre degli almanacchi, sarebbero necessari i catechismi. Il governo francese si è occupato moltissimo dei libri elementari : dovremmo occuparcene anche noi ; ma noi abbiam bisogno di libri piú popolari. L’opera di Hassenfratz, per esempio, sull’arte dei muratori sarebbe troppo dotta pel popolo. Sta bene aver di tali opere, ma sarebbe necessario che ogni arte si esponesse in forma catechistica. Sarebbe anche necessario ed utile che il popolo avesse alcuni libri di morale pratica, e questi per ora sembrano assolutamente necessari: 1. Una raccolta dei migliori e piú morali tratti dei nostri poeti. In un popolo pieno, come il nostro, di fantasia che non si può fare con questi mezzi? Con quanto entusiasmo non pende egli da colui che con disarmonica voce gli canta le gesta di Rinaldo, rinnovando gli esempi dei rapsodi della Grecia? quanto interesse non prende per le avventure del suo eroe? non ne ripete ad ogni momento le massime? 2. Un Valerio Massimo, il quale fosse quanto piú si possa nazionale. Né è tanto sterile di virtú e di gloria la storia della nostra patria, che non possa fornirne materia piú che sufficiente a formare un libro pel popolo. 3. Un picciolo trattatino di morale pratica, sugli stessi principi del catechismo; ma un poco piú esteso.