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primi componenti, che sono la terra, l’aria, l’acqua e il fuoco e quell’altri oggetti che nascono dalle combinazioni di essi. Quindi sono pel cielo le osservazioni astronomiche, che indicano le rivoluzioni degli astri, e per la terra la storia mineralogica, botanica e zoologica. Qual piacere per uno versato in esse che, mentre lo stolto impallidisce e fugge alla vista d’un’eclissi, egli vi trova il mezzo di rendersi piú felice, fissando con essa la cronologia e la navigazione! Questi fenomeni poi, Solone mio, cosí ripartiti, si possono considerare ancora per un altro verso, che dá una nuova divisione della storia naturale. Vi sono de’ fenomeni concatenati fra loro in modo che uno sia causa dell’altro, e, rimontando per la loro scala, si giunge finalmente ad alcuni fenomeni semplicissimi, che sono sempre li stessi e producono vari effetti ed oltre de’ quali piú non vediamo. L’osservazione di questi forma una parte della storia naturale che noi chiamiamo «fisica * o «scienza della natura», intendendo per questa parola la forza generatrice che produce i fenomeni. L’altra parte della storia naturale, che discende a fenomeni piú particolari, anche ha due parti: una esamina i fenomeni ordinari della natura, e l’altra i straordinari. I primi si notano riportati ad un certo dato calcolo o legge che li regola; i secondi si osservano come delle controregole e si aspetta che il tempo renda ragionevoli, per dir cosí, con una legge diversa, quest’eccezioni. Oh quanto vi resta ancora, Solone mio, da indovinare nella natura! Questa seconda parte è molto piú vasta della prima, e verrá il tempo in cui popoli piú colti chiameranno noi «ragazzi». L’uso di tutte queste cognizioni per la nostra felicitá io non ve lo dirò mai. Scorrete 1 ’ Egitto: vedete le macchine che ottengono tutto l’effetto col minimo delle forze, i comodi della vita, i mali domati dai rimedi piú potenti, o, se non volete tutto questo, osservate un mulino ed un campo seminato; e se, al ritorno, potrete ancora dire che la storia naturale è inutile, io non vi sentirò mai piú.

L’uomo, Solone, quantunque sia un essere infinitamente piú picciolo che tutta la natura, pure offre, a contemplare,