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sono stati tutti dilapidati. Io credo che i fondi per ora non siano minori di diciassette in ventimila ducati all’anno. Bonifica di Castelvolturno. — Era stata intrapresa da una compagnia composta di quanto vi era di piú ricco in questo Regno. Alle offerte di questa furono preferite quelle di un’altra composta di notori falliti. Perché? Questa seconda compagnia fece ciò che dovea fare, cioè male e non bene. Finalmente se n’è incaricato il governo direttamente; si sono spesi circa ventiseimila ducati finora; ma, a quel che sento, l’opera non va bene. Mi mancano, per altro, i dati di fatto necessari a giudicarne. Bonifica di Vico di Pantano. — Vico di Pantano è adiacente alla regione di Cuma ed a Castelvolturno. L’operazione sopra queste tre regioni dovrebb’esser simultanea ed uniforme: in ogni altro caso, sarebbe inutile. Se le operazioni di bonifica si fanno a troppo piccioli dettagli, ne viene che spesso, prima di finire, è necessitá di ricominciare. La bonifica deve incominciare dalla grotta di Pozzuolo fino al Garigliano. Bonificar un picciolo angolo in mezzo a tanta infezione, a creder mio, è volerlo bonificare inutilmente. Questo è il primo difetto dell’operazione di Castelvolturno. Ma perché s’incomincia da Castelvolturno, dove l’opera richiede molta spesa, e non dai Bagnoli, dove basterebbe una picciolissima, e, cosí seguitando, mano mano si otterrebbe una bonifica reale, intera e con ispesa minore?

Nel distretto di Sora meritano attenzione i boschi della Valle di Roveto. Per renderli utili, sarebbe necessario di aprire una miniera di ferro che ivi esiste: che fu tentata dal passato governo e che ebbe un esito infelice, mi si dice, per cattiva direzione. Si possono aver dettagli dal signor Vito Antonio Battiloro di Arpino.

Nel distretto di Piedimontc bisogna aver cura delle falde del Matese. Lo sboscamento ivi è stato smoderatissimo e ne sono venuti gravissimi danni.

Tra la provincia di Terra di Lavoro e quella dell’Aquila è il lago di Celano, celebre fin dalla storia antica, sotto il nome