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facilitá maggiore di sussistenza e messe grandissima di gloria. La prima diminuirá i delitti che vengono dall’ozio e dalla miseria; la seconda c’incomincerá a restituire quella fiducia che dobbiamo avere in noi stessi. Educhiamo gli uomini alla morale, insegnandola dalla prima etá, insegnandola in tutte le etá, mostrandola in tutt’ i modi. Avvezziamo i fanciulli all’emulazione coi concorsi pubblici; avvezziamoli alla subordinazione, prima virtú di ogni cittadino, ed alla milizia, cogli esercizi e le pompe militari unite agli studi letterari. Perché separargli? Non è Minerva al tempo istesso la dea delle scienze e delle armi? Insomma, non tendiamo a fare uno o due letterati: educhiamo la nazione intera, e rendiamola egualmente potente di senno, di cuore, di mano. Né noi tentiamo giá cose nuove. Tal era la nostra nazione quando fiorivano, quasi contemporanei, ed Archita, che estendeva i confini delle matematiche, e Filolao, che indicava ai posteri il vero sistema degli astri, e Timeo, che tutta abbracciava, e forse il primo, la scienza della natura: le arti gareggiavano colle scienze, le scienze e le arti colle armi; Archita, Timeo. Filolao erano letterati, oratori, governatori di cittá, condottieri di eserciti ben disciplinati e vittoriosi; il commercio della nostra nazione estendevasi sopra tutti i mari allora conosciuti, e le sue flotte vincevano tutte le flotte dei popoli rivali.