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punto dell’invenzione a quello dell’attuale perfezionamento! Ma i popoli ancora barbari, simili ai giovinetti, osservano piú de’ vecchi : questi ragionano, e la ragione è piú fatta per perfezionare che per inventare. La ragione paragona, classifica, ordina i dati; la sola osservazione però li somministra. Gli antichi, dice l’Alembert, osservavano piú di noi e meglio di noi, perché osservavano con piú diligenza ed assiduitá. Noi vinciamo gli antichi nell’arte di sperimentare. Ma l’esperienza suppone sempre la precedente osservazione, e spesso sarebbe superflua se si fosse bene osservato, perché spesso quella veritá, che ricerchiamo con lunghe e sottilissime induzioni, era sotto i nostri occhi e noi abbiam trascurato vederla. Tutto è cosí strettamente connesso nell’universo, che una semplice ma abbondante collezione di fatti basta sola a far progredire rapidamente le nostre scienze; ed il render questa collezione di fatti quanto piú si possa completa deve essere il primo scopo di ogni ben ordinata istruzione. Il numero moltiplicato delle osservazioni c’ insegnerá nuove esperienze a tentare e nuove veritá a scoprire.

Ma che s’intenderá mai quando si parla della necessitá di moltiplicar le osservazioni? Mancano esse forse? Ogni uomo è inclinato ad osservare per natura; ogni artefice è costretto ad osservar per necessitá. Moltiplicar dunque le osservazioni non vuol dir altro che raccoglier quelle che o naturalmente o per necessitá gli uomini tutto giorno van facendo e che si perdono.

Si dice che la piú bella opera prodotta dalle osservazioni degli antichi, gli Aforismi d’Ippocrate, sia il risultato delle osservazioni di molti uomini e di molti secoli depositate in un tempio. Moltiplicare le osservazioni non è altro che riaprire un tempio, dove si possono depositare quelle che gli uomini fanno e che oggi inutilmente si perdono, e dare agli uomini degli stimoli a depositarvi quelle che han fatte. Ma noi possiam fare piú degli antichi : noi dobbiamo far si che le osservazioni nostre sieno anche piú numerose e piú esatte. Piú numerose, perché piú estesa è a’ tempi nostri la