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Marte e li spedivano sotto un condottiero a cercar ventura. Cosí noi occupammo quelle terre che ora possediamo; cosí noi bandimmo un’altra porzione della popolazione nostra, che passò ad abitare le falde dell’immenso Taburno; ed un’altra se n’andò anche piú lontano a dimorar ne’ boschi di Lucania (b. Il primo, il quale, segnando un solco sulla terra, fece comprendere agli uomini eh’essi poteano trarre dal proprio lavoro una sussistenza piú sicura di quella che traevan dalla rapina, fu il solo, il vero fondator delle cittá, il primo ordinator di leggi. Né con altra arte, o giovani, avrebbero ridotti a dimore certe ed a connubi stabili ed a beate leggi i primi abitatori d’Italia il padre Giano, e tu, o Saturno, che non di altro titolo tanto ti onori quanto di quello di piantator di viti (*). Prima gli uomini erravano sulla faccia della terra come bestie feroci, amanti la vita ma non la patria, perché non ne aveano: non vi era un luogo che conservasse il deposito de’ travagli loro; non vi era un angolo ch’essi lasciassero con dolore. Or qual arte sará piú gloriosa di quella per cui son dii e Giano e Saturno ? Io soglio spesso sedermi sopra quella pietra ch’è accosto a quel muro della rata casa dalla parte che riguarda il mezzogiorno, e riscaldarmi ai tepidi soli della primavera o dell’inverno. Noi vecchi amiamo il sole. Attilia attende alle cure di casa; i miei lavoratori compiono cantando le opere del giorno; ed io frattanto solo tra me e me penso e ragiono. Ed uno de’ frequenti ragionamenti che soglio fare è quello che vi ho esposto. Talora mi si presentano innanzi alla mente quei che chiamansi «sapienti» e che io reputo superbi, e par che faccian pompa del loro sapere e che dicano: — Vedi: un sol uomo è giunto a conoscer tanto! — Stolti che siamo! Se tutto ciò che sa l’ultimo degli agricolori potesse esser stato scoperto da un uomo solo, non vi sarebbe sulla terra un altro uomo eguale a costui in sapienza. (i) Diodoro siculo; Grimaldi, i, a. (a) Ovidio, Fasti, i; Virgilio, Aeneidos.