Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. II, 1924 – BEIC 1793959.djvu/67

XLVII

Di Cleobolo a Platone

[Convito in casa di Mnesilla e ragionamenti che vi fanno intorno all’amore.]

Oggi si è parlato di amore. Il saggio Clinia lo ha proposto per tema de’ ragionamenti di un convito che Mnesilla ha dato a tutt’i suoi amici ed ai parenti suoi. — In veritá, o Clinia — ha detto Timareta, la zia di Mnesilla, la quale era con noi in compagnia della giovane sua figlia Laodice, — in veritá, Doride sarebbe piú atta di me e di tutti voialtri a tali ragionamenti, perché Doride piú di me e di voi tutti sa l’arte di destare, di conservare, di accrescere quell’affetto che chiamasi «amore», e che oggi vedo divenuto soggetto delti discorsi de’ sapienti. Nella mia gioventú ne ragionavano solamente le donne simili a Doride. Le madri di famiglia e gli uomini savi si contentavano ricercar per le loro figlie e per i figli loro de’ mariti e delle mogli che avessero dote e costume e potessero render felice quella vita che doveano vivere insieme. I figli e le figlie aspettavano dai loro genitori la decisione della propria sorte... — E mentre Timareta pronunziava queste parole, la figlia contemplava la sua bella veste di quella preziosa lana che dánno le conchiglie di questo mare. Timareta sputò con molta gravitá, e poscia riprese il suo ragionamento... — Vada dunque da Doride chiunque vuole apprender arti di amore. Ella dirá come si debban fingere vezzi, sguardi, sembiante: la stessa naturai forma del corpo sanno adulterare le sue pari. Chi è picciola di statura sa aggiugner sughero alle