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sfogliare infatti le opere di Giuseppe Maria Galanti, e particolarmente la Descrizione dello stato antico ed attuale del contado di Molise (1781) e il Saggio sopra l’antica storia de’primi abitatori d’Italia (1783), per ritrovarvi — sulla popolazione dell’antico Sannio (giá dal Galanti supposta superiore ai due milioni), sulle ricchezze dei sanniti, sulle loro confederazioni, sui loro rapporti con altri popoli italiani, sul loro amor di patria, sul loro esercito, sui loro matrimoni e cosí via — quasi tutte le affermazioni, ora storicamente fondate ora meramente congetturali, che ricompaion nel Platone. Di proprio il Cuoco vi pose sopra tutto quell’acuta nostalgia pel loco natio, che lo tormentò durante i primi anni dell’esilio milanese (0, e che rende queste sue pagine «sannitiche», malgrado qualche lungaggine, le piú calde e vive dell’opera. 2. Tesi nazionalista. Il Cuoco la presenta in duplice forma: a) non i greci ma gli antichissimi italiani furono i veri fondatori della filosofia, ati2i «gl’inventori di quasi tutte le cognizioni che adornano lo spirito umano» (*); b) non uno ma due periodi luminosi di civiltá ebbe l’Italia antica nella sua piú che millenaria storia: il primo, le cui origini si perdon nella notte dei tempi, e a cui giá prima della cosí detta guerra di Troia era sottentrato un periodo di decadenza e poi di vera e propria barbarie; il secondo, di civiltá «ricorsa» o «ritornata», le cui origini, sempre autoctone, coincidon press’a poco con quelle della civiltá greca. Si suole affermare che, in codesta visione prettamente nazionalista della storia dell’Italia antica, il Cuoco s’ispirasse direttamente a Giambattista Vico. E certamente che egli credesse per tal modo d’avere interpetrato rettamente il pensiero del Vico; — che molte idee vichiane egli trasfondesse nel Platone in Italia (la riduzione di Pitagora, di Omero e, ancora, della guerra di Troia e dei decemviri a caratteri poetici, la considerazione del pitagorismo come setta prevalentemente politica, la teoria dei ricorsi, l’altra del «motivo di vero» che è in ogni tradizione mitologica, ecc. ecc.); — che anzi egli fosse, in un certo senso, un (1) Scritti vari , II, 300. (2) Presente edi*., I, 3.