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alcune probabilitá o, per dir meglio, rischiarerò quelle che si leggono nel testo. In questa quistione è difficile, quasi impossibile, dir cosa che sia nuova. Ma dalle cose istesse che giá sappiamo si è tratta quella conseguenza che doveasi trarre? o, per dir meglio, si è proposta la quistione ne’ suoi veri termini ? Tutte le opinioni che circolano sopra Omero si possono ridurre a due: la prima, di coloro i quali negano 1’esistenza di un poeta chiamato Omero ed autore di quei poemi che abbiamo; la seconda, di coloro che ne credono vera l’esistenza, ma incerta la patria, la condizione, l’etá. Questi ultimi, se vogliono esser sinceri, non possono dimostrare la di lui esistenza. Senza perderci in un caos di erudizione, che sarebbe piú imbarazzante che utile, piú difficile che gloriosa, tutte le loro prove riduconsi a tre specie. 1. La prova della tradizione volgare, per cui Omero è sempre citato come una persona reale ed autore di quei versi i quali si attribuiscono a lui. Tali sono tutte le citazioni di Platone, di Aristotele, di Senofonte, di Tucidide. A queste aggiungete quelle de’ poeti, ed aggiungetevi finalmente anche tutti gli onori resi ad Omero, le medaglie, gli altari, i tempii. Io chiamo tutte queste cose «tradizione volgare», perché per l’ordinario nasce e si conserva nel volgo, il quale non esamina mai la veritá delle cose; e, se talora avvien che ritrovasi anche in bocca de’ savi, è solo perché i savi molte volte, non avendo né ragione né interesse né volontá di esaminare, se ne servono come di un linguaggio di convenzione per parlare al volgo. Trasportiamoci ai tempi della Grecia. 11 popolo udiva i canti de’ rapsodi come canti di Omero: cosí il popolo napoletano, tra ’1 quale i rapsodi durano ancora, ode i «canti di Rinaldo». Qual effetto dovean produrre questi canti negli animi del popolo greco? Quegli stessi che producono negli animi del basso popolo napoletano i canti di Rinaldo: grandissimo entusiasmo per l’eroe e pel poema. Se un savio ne citava qualche verso per suo uso (parlo di un savio, non giá di un letterato), ed era veramente savio, non si metteva per certo a disputar sulla esistenza del poema o dell’eroe, perché allora avrebbe indebolita l’autoritá; ma la citava qual era e quale il popolo la credeva. Cosí qualche nostro sapiente ha citato qualche volta le massime di Bertoldo, le sentenze di Catone ed i versi del vecchio Guidone; eppure né Bertoldo né Catone né il vecchio Guidone