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solamente una parola è diversa da un’altra, e, siccome ogni parola indica una sostanza, non può mai confondersi, perché non può avere né principio né ragione comune. Che si fa per far che la scienza di parole diventi scienza di cose? Non si tratta di conoscer le cose istesse, perché a noi è negato: solo si tratta di distinguer le parole dalle idee e le idee dalle cose. E, siccome le nostre parole non esprimono che idee di qualitá, e l’errore consiste nel confonder le qualitá colle sostanze, cosí si tratta di distinguer ciò che appare da ciò che esiste. E qual è l’unica vía per la quale la nostra mente possa pervenire a questa distinzione? Nessuna altra ve ne è fuori di quella dell’osservazione. La candela colla quale io scrivo riscalda ed illumina: ecco due mie sensazioni che io chiamo «calore» e «luce». Ma che cosa è la stessa candela? Coloro i quali seguono la scienza delle parole mi diranno: — È luce e calore; — coloro i quali seguon la scienza delle cose mi diranno: — No, il calore vi è nella candela; vi è anche la luce; ma vi son tante altre cose le quali non sono calore né luce. La candela è dunque una cosa diversa. — Korsi si passerá anche piú oltre, e si vedrá che il calore e la luce non esistono realmente nella candela, ecc. ecc. Ma noi non vogliam seguire tutt’i progressi che potrebbe fare la filosofia delle cose. Ci basta aver osservato donde incomincia; ed incomincia e progredisce sempre colle osservazioni. Quanto maggiore è il numero delle qualitá osservate in un soggetto, tanto piú facilmente evitiamo l’errore di confondere il soggetto colla qualitá. E, per moltiplicar questo numero di osservazioni, è necessario raccogliere, riunire anche le altrui. Le nostre sole sarebbero sempre poche ed imperfette. Quindi è inevitabile che un sapiente di scienza reale non sia nel tempo istesso ed eclettico e sincretista. Ma non perciò le opinioni altrui si confondono tra loro: che anzi allora si perfezionano, riducendosi a ciò che veramente hanno di reale.

VI

11 primo ad annunziare che i poemi di Omero potessero esser italiani è stato il dotto Ciro Minervini. Lascio alla sua grandissima erudizione la cura di dimostrarlo. Io mi contenterò di esporre