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Basta aver qualche cognizione di Diogene Laerzio, dei Pareri de’ filosofi attribuiti a Plutarco e della Sloria di Brukero per persuadersi che il numero di queste opinioni è maggiore di quello che si crede. 3. Ove incontrasi oscuritá, ivi è meglio confessar l’ignoranza propria che attribuire ad uomini, che si credon sapienti, delle opinioni evidentemente stolte. Alcune volte l’oscuritá è insuperabile; ma molte volte essa è formata da noi stessi, ’fai è in gran parte l’oscuritá che si trova in molti punti della dottrina pitagorica, e che noi crediamo oscuri sol perché crediamo mistici. Questa tale oscuritá si potrebbe in gran parte dileguare. Ciò, che ci sembra mistico oggi, non lo è stato nella sua origine: oggi di molte cose non intendiamo la ragione, perché essa è nei costumi degli altri tempi; e l’unico metodo di spiegar quelle cose, che oggi ci sembran mistiche, è di paragonarle ai costumi de’ tempi ne’ quali esse furono istituite. Non si segue forse questo metodo nelle ricerche sui riti di una religione, sulle forinole di una legislazione, ecc.? Ma nella interpretazione delle cose pittagoriche è stato trascurato, perché questa interpretazione è stata fatta per lo piú da scrittori greci moito posteriori di etá e che di tutte le cose volevan ritrovare un’origine greca. I pitagorici erano italiani: cerchiamo la ragion delle loro cose in Italia, e forse la troveremo. Si dimostra col fatto che tutti i proverbi pittagorici sono o leggi o riti o proverbi antichissimi degli italiani. 4. Non ammetteremo, in un’istessa persona che gode riputazione di saggia, due opinioni evidentemente contraddittorie. Di tali contraddizioni ve ne sono molte nella storia della filosofia italiana: esse debbono riputarsi effetto dell’ignoranza e dell’oscitanza degli scrittori posteriori. Ma, tra due opinioni contraddittorie attribuite tutte e due alla stessa persona ed alla stessa setta, quale diremo esser la vera? A me sembra che, a scioglier tale quistione, possano esser opportune le seguenti massime: 5. Le idee, che compongono una scienza, hanno un legame necessario tra loro, e dal medesimo nasce un ordine egualmente necessario. Questo legame e quest’ordine sono evidenti nelle matematiche ed in quelle altre scienze che sono fondate sulle matematiche. Chi conosce la cinquantesima proposizione di Euclide non può ignorar la quarta; chi ignora la quarta non può conoscer la cinquantesima. Tutte quelle tradizioni, le quali sono contrarie a quest’ordine, debbono riputarsi false. Esempio tratto da Vitru- V. Cuoco, Platone in Italia - 11 18