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quale non appartenga al loro numero. Queste cittá cosí temperate sono quelle che fanno piú grandi cose delle altre, perché non vi manca mai né chi le proponga né chi le esegua. Tu hai lodato molto il valore e la disciplina militare de’ romani, ed io ti credo. Ma, piú che alla loro milizia, io attribuisco di forza ai loro ordini civili. Per la milizia si può vincere. E qual uomo, anche demente, non può per favore di fortuna vincere talvolta? Ma solo per gli ordini rettamente istituiti si sa preparare, conservare, continuar la vittoria. Ti dirò finalmente io quello che piú approvo negli ordini di Roma? È l’eternitá di quel senato cui è commessa la somma del potere. In ordinare tal parte di una cittá si è finora avvertito di ordinarla in modo che né per languore fosse insufficiente alla difesa, né per soverchia energia opprimesse la libertá della repubblica. Quindi è che tu vedi i savi disputar tra loro se questo potere, necessario nel tempo istesso e pericoloso, debba affidarsi ad uno o a molti, ed inclinare ora all’una ora all’altra sentenza, a seconda che piú temevano o i pericoli della guerra o i mali della schiavitú. Questa non era che la prima delle avvertenze; ma era vene un’altra anche piú grave da farsi. Se costoro, cui il sommo potere si affida, durano troppo lungo tempo nell’esercizio della loro autoritá, si cangiano in usurpatori; se troppo poco, diventano inetti agli affari, perché non mai istruiti abbastanza; e lo Stato avrá una vita incerta, perché i successori di rado avranno le stesse idee dell’antecessore. Or gli Stati hanno bisogno di una mente e di una vita, cioè di una continuazione negli stessi pensieri e negli stessi disegni: altrimenti ciò, che è fatto in una etá, rimane abbandonato e perciò inutile nell’altra; ed a capo di molte etá, oprando oggi e distruggendo dimani, si sará fatto consumo di molte forze e non si sará prodotto nessun effetto. Gli Stati monarchici hanno volontá unica, efficace ed anche durevole; ne’ democratici non dura mai piú di un giorno. Roma ha saputo riunire il numero e l’unitá; il numero nel senato che delibera, l’unitá ne’ consoli che eseguono; la varietá in coloro che formano il braccio della cittá, l’eternitá in coloro che ne sono la mente. Io ti ho detto che Roma fará