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oltre il quale sta l’abuso. Che sarebbe d’Alene, se le sue tante colonie spedissero tutti i propri abitanti a dar il loro suffragio ne’ comizi? che sperare da’ comizi, composti oggi di duemila e dimani di dugentomila uomini, li quali non si conoscono essi stessi, non conoscon gli affari, non conoscono e non amano la patria? Sará necessitá cangiar gli ordini pubblici, abolire i comizi, concentrare il potere, onde sia piu atto all’ampiezza della repubblica. E tutto ciò sará un bene, se si fará senza contrasto e non piú tardi del bisogno; un male, se si fará per via di sedizioni, di guerre civili, le quali colla lunghezza de’ contrasti iaran perdere l’opportunitá del momento e col furor de’ partiti spingeranno le idee al di lá del necessario. Ma credi tu che gli uomini possan mai ottener il bene senza lungo precedente esperimento di mali? Quindi è che, quando si conosce la necessitá del rimedio, l’opportunitá è passata, il male è divenuto piú grave, e si ottiene sempre effetto minore di quello che se ne sarebbe ottenuto qualche anno prima. Per ora i patrizi conservano ancora molta autoritá sulla plebe col mezzo della religione. In nessun’altra cittá la religione può tanto sui costumi quanto in Roma: in nessun’altra cittá la religione c tanto strettamente unita allo Stato <*). E forse queste due cose sono naturalmente inseparabili tra loro; perché né mai religione emenderá utilmente i costumi se non sará dipendente dal governo, né mai religione, che non emendi i costumi e non ispiri l’amor della patria, potrá esser utile allo Stato. Noi non abbiamo religione civile. In Atene vi sono tante religioni diverse quanti sono gl’ iddíi che veneriamo. Ciascun tempio ha i sacerdoti suoi; ed i sacerdoti di un tempio non hanno altro di comune con quelli di un altro se non la rivalitá per avere un maggior numero di offerte; nessuno di essi ha che fare collo Stato. In Roma tutt’i sacerdoti, tutt’i tempii, tutt’i riti sono sottoposti ai collegi de’ pontefici o degli áuguri, e questi sono ambidue sottoposti al senato ed al popolo (*). (i) Polibio; Montesquieu, Grandeur et décadence des romains . (a) Bkaufort, Rèpublique romaitie.