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XIII - DISCORSO DI CLINIA 65

suo fine è quello di segnare i confini di ciò che si può sapere; e questi saranno esattamente segnati, tosto die sapremo conoscer ciò che è, e distinguerlo da ciò che appare; perché appunto dal confonderli ne viene che tante volte o tentiamo o crediamo di saper ciò che di saper ci è negato.

La nostra dialettica incomincia dal separare le cose che sono distinte. Non confondete ciò che è dentro di voi con ciò che è fuori: ecco il primo suo precetto. Della vera natura degli esseri non potrete mai saper nulla: ecco il secondo. Melisso di Elea trasportò la dottrina di Parmenide dalla ragione alla natura, e sostenne tutte le cose esser materialmente una. Alcmeone di Crotone disse che eran due1. — Voi errate — diceva il maggior numero de’ nostri, — perché trasportate fuori di voi la veritá che è nel vostro intelletto. Se mai volete ricercar la natura sensibile delle cose, vi sará permesso di paragonar le vostre sensazioni medesime, e trovar tra esse talune relazioni, onde sappiate quali esistono insieme, quali si soglion succedere, e cosí abbiate in voi stessi una scienza, la quale, se non sará simile alle cose, rassomiglierá però alle vostre sensazioni e vi servirá per gli usi della vita.

Ma, per procedere con sicurezza in tali ricerche, era necessario formar i generi e le specie, onde, passando dalle cose generali alle particolari, si potesse comprendere la natura di ciascuna. Noi chiamiam questa parte della dialettica «scienza delle categorie». Il nostro amico Archita l’ha esposta in un libro sulla natura degli universali. Abbiam anche di lui un libro sulla filosofia istrumentale, due altri sull’ente, sul principio, sui contrari. Egli ha trattate quasi tutte le parti della dialettica; e questi suoi libri sono riputati i migliori di tutti gli altri2

Altri si sono occupati, dietro queste categorie, a fissar le leggi de’ nostri giudizi e dei ragionamenti nostri; ed hanno insegnati i precetti per evitare gli errori, i quali tutti riduconsi

  1. ARISTOTELE, Metafisica, I
  2. ARISTOTELE, Metafisica, VIII, 2; STOBEO, Ecloghe, 92; CLAUDIO MAMERTINO, II; SIMPLICIO, In Aristotelem, ecc. ecc.