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60 PLATONE IN ITALIA

anelli della catena, ed ignorando il volgo la parte piú difficile della sapienza, che e quella di dubitare, appena i primi si arrestano, il secondo salta tutti gli anelli incogniti e corre colla mente al primo.

I filosofi dividon la filosofia in due parti: una ricerca ciò che è in me; l’altra ciò che è fuori di me. Quindi la divisione di tutte le scienze in morali e fisiche1. Ma vi è in me una parte libera ed un’altra sottoposta alle stesse leggi che dominano tutti gli altri enti dell’universo; e questi, al contrario, hanno una natura intrinseca ed immutabile ed un’altra apparente, la quale cangiasi a seconda del mio modo di sentire e di vedere. Quindi la scienza dell’uomo deve avere ed ha molti punti comuni con quella della natura; e da questi punti discendono tutte quelle nostre cognizioni pratiche, quali sono la medicina, la ginnastica, la meccanica, quella parte della musica la quale si occupa degl’istrumenti...

Prima però di poter conoscere tutte queste cose, era necessario preparar la mente dell’uomo alla ricerca del vero, onde potesse riconoscerlo in tutte le occasioni, e, riconosciutolo, afferrarlo potentemente e non perderlo mai. Questa terza parte delle nostre cognizioni è comune a tutte le altre due, ed è quasi la scienza delle scienze; quella senza di cui non ve ne sarebbe nessun’altra, perché mancherebbe il solo mezzo che abbiamo per conoscere il vero. Noi l’abbiam chiamata «dialettica», perché il suo fine principale è quello d’istruir gli uomini nella disputa. E difatti, quando ricercasi il vero, l’uomo è in disputa o con gli altri o con se stesso.

Senza dialettica non vi è veruna scienza; perché, se la scienza è la ricerca del vero, non potrá mai ricercarsi ciò che non si conosce. La tua mente ondeggerá in eterno dubbio, talora ignorando ciò che sai, talora credendo di saper ciò che ignori.

  1. «Scienza di me e scienza della natura» dice il testo. Ho creduto piú adattato alla nostra lingua «scienze morali e fisiche».