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XI - CLEOBOLO A SPEUSIPPIO 49

un collegio1, in cui i gradi eran molti; difficile era l’esser ammesso al primo, difficilissimo passar da questo agli altri.

Vi eran de’ collegi di uomini e di donne. Tanto ne’ primi quanto ne’ secondi vi erano i pittagoristi ed i pittagorei. I primi erano piuttosto amici devoti di Pittagora che suoi compagni.

Pittagora avea fatto in ogni cittá edificare un tempio alle muse2. Vuoi tu sapere che sia mai un tempio consacrato alle muse? Noi non abbiamo in Grecia simili istituzioni. Ma immagina un edilízio vastissimo, il quale sia tutto consacrato allo studio della sapienza. Vi sono delle sale per tutte le classi di uditori: talune, molto ampie, per li pittagoristi, uomini e donne; talune altre, piú ristrette, per coloro i quali sono iniziati a gradi maggiori. Vi sono delle sale destinate ad uso di biblioteca. Ogni pittagorico, che scrive un libro, rende un omaggio al collegio a cui appartiene, offerendogliene una copia. Molti soglion anche pubblicarlo sotto il nome del collegio e dello stesso Pittagora3. Cosí i libri de’ pittagorici si conservano, e la dottrina si tramanda in un collegio da un’etá all’altra. Ma le ultime turbolenze politiche dell’Italia han fatto perir molti libri nell’incendio de’ collegi delle diverse cittá. Oggi la biblioteca di Taranto è la piú numerosa di libri.

Nel museo vi è un tempio. In esso però non si offrono sagrifici sanguinosi. E quindi è nata quella voce popolare che i pittagorici si astenessero dalla carne. Pittagora reputava utile avvezzar gli uomini a credere che gli iddii non amino il sangue e che non si propizino colla pompa e colla spesa de’ sacrifici, ma colla virtú e colla veritá. Sono empi egualmente, dice il nostro Platone, e colui che nega l’esistenza degli iddii, e colui che crede il loro favore potersi comperar coi doni4.

  1. Così ho creduto tradurre la parola «sistema», nome che i pittagorici davano alla loro societá. Vedi BRUKER, Historia critica philosophiae, De philosophia Italica.
  2. GIAMBLICO, Vita Pythagorae.
  3. BRUKERO; FABRICIUS, Bibliotheca Graeca.
  4. PLATONE, De legibus.