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dipingere: tutto ciò, che non può ridursi a quel sentimento ed a quel momento (e sia pur bello quanto gli occhi di Giunone), tutto deve essere inesorabilmente abbandonato. Che ne direte, o giovani? Non sono io un demente ciarlatore? Ho incominciato un ragionamento per paragonar Zeusi agli altri pittori, ed ho finito col paragonar i pittori ai poeti! Nicerato. Noi anzi te ne siam grati. Tu ci hai esposto per quali arti la pittura si accresca e divenga perfetta. Non ci potresti or dire per quali cagioni si corrompa? Nicomaco. To ve le ho giá dette. La pittura si estingue interamente, quando si obblia quell’arte della quale abbiam parlato; ma questo non avviene se non dopo molti secoli, e quando gli uomini, di nuovo inselvatichiti, abbian perdute le leggi ed i comodi della cittá. Prima però di estinguersi, la pittura si corrompe: le rimane quella bellezza che vien dalle mani, ma le manca quelbaltra che dar le possono solo l’intelletto ed il cuore. Gli uomini corrotti senton poco e pensano male. Allora il gran numero de’pittori, invece d’imitar la natura, imita i modelli de’ grandi che li han preceduti. Non potendoli eguagliare per forza d’ingegno, tenta superarli per industria di arte; e quindi diligenza estrema, che degenera in affettazione; minutezza, che diventa puerilitá; ricchezza infinita di colori, che diventa stolida profusione e che non produce quell’effetto che i buoni antichi ottenevano con pochi colori e dozzinali; precetti infiniti di numero e tutti inutili, perché nessun precetto vi è che insegni a sentire. In Grecia avete incominciato adesso ad avere scuole di pittura: non vi è tra voi nessuno il quale non voglia conoscer le prime regole del disegno (O. Quando però sará venuto il tempo della corruzione, potranno tali scuole far sorgere un pittore, ma non mai far risorgere la pittura. Nicerato. Credi tu dunque, o buon Nicomaco, che siavi un’etá in cui gli uomini d’ingegno abbondino piú che in un’altra? (1) Le scuole s’introdussero in Grecia poco prima dell’etá di Apelle (Plinio, 1. c.). La pittura era riputato un ornamento quasi necessario al cittadino ben educato (Aristotele, Politica ).