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XXIX

Le rovine di Sibari

[Veduta delle rovine di Sihari dalle rive del Crati — Maledizione degli dèi su Sihari — Opere della natura e opere dell’uomo — Sibari arbitra della moda e dei piaceri — Aneddoti — Smirindide e la foglia di rosa — I medici complici della poltroneria degli abitanti — Sibariti e spartani — Oracolo sulla caduta di Sibari — Come venne avverato — Tirannide e uccisione di Teli — Distruzione di Sibari.]

Passando da Turio a Crotone, volemmo vedere gli avanzi miserabili di quella cittá, che avea ripiena la terra della fama del suo potere e della voluttá sua. Platone non mai si mostrò tanto profondamente pensieroso. Egli sofífermossi sul Crati, fiume il quale una volta bagnava le mura della cittá: dall’altra parte eran cinte dal Sibari. Noi vedevamo sotto i nostri occhi tutta la vasta pianura, che si stende tra il letto de’ due fiumi, ingombra di macerie e di rottami: tra’quali, qui si alzava una colonna ancora in piedi; li l’occhio s’incontrava in un portico, a traverso gli archi del quale scopriva in lontananza altre rovine; in un altro angolo il mezzo muro di un antico edificio par che rimanesse per rendere piu funesto lo spettacolo della rovina del tutto. L’occhio seguiva, da una parte fino al mare, dall’altra fino ai colli occidentali, le rovine delle ville, delle strade, degli acquidosi, di quei canali che l’arte e la ricchezza de’ sibariti avea costruiti per trasportar dalla campagna alla cittá e dalla cittá al mare finanche il vino che raccoglievano nei loro poderi (0. (i) Grímaldi, Annali, voi. I e II.