Pagina:Cuoco, Vincenzo – Platone in Italia, Vol. I, 1928 – BEIC 1793340.djvu/223

nobilitato la sua patria cogli studi del vero, l’avea ornata con costumi piú puri e piú santi, riordinata con leggi migliori (O, i rapsodi mercenari dissero: — Come mai un uomo, che sapeva e faceva tante altre cose, ha potuto cantar anche quei carmi? — Ma i pochi sapienti, che vi erano, dissero:* — Se non sapeva e non oprava tante altre cose belle e sublimi, non poteva cantar tanto belli e sublimi carmi. — «Ma quanti prestan fede ai detti de’ sapienti? Quanti amano ritentar quella strada che giá corse Orfeo di Crotone, che Pisistrato chiamò in Atene, onde farlo partecipe della gloria, che toccava ad Omero, di ridestar gli animi de’ greci a nobili imprese cogli esempi de’ loro maggiori? Pisistrato raccolse i canti di Omero e fece cantare da Orfeo i travagli e le glorie degli argonauti (2). Questa stessa strada corsero quell’Ibico di Reggio, la di cui morte con si grande miracolo vendicarono gl’iddii, e l’onor d’Imcra, Stesicoro, quel grave conoscitore e dipintor di costumi, che non temette il potere di Falaride ed osò parlargli parole di giustizia e di umanitá, e spesso ne temperò e ne sospese l’ira; come narrasi che il tracio Orfeo piegasse co’ suoi canti le menti di quegli iddíi infernali, i quali dicesi che non sappiano perdonare (3). «Simili alle acque che sgorgano da abbondante montana sorgente, limpide, piene, perenni, sono i canti di que’ vati, che hanno niente sublime e cuore ricco di virtú. «Ma vedi Apollodoro, che raccoglie con improba diligenza i pensieri, le parole, le sillabe degli altri, e tenta farne un poema, che poi si dica suo! Egli rassomiglia ad uomo, il quale, raccogliendo in un guscio di noce le gocce della rugiada, che brillano la mattina sulle frondi degli alberi, tenta farne un ruscello. — Il mio ruscello — egli dice — sará piú bello degli altri, perché l’acqua, che io raccolgo, è la piú bella. — (1) Diogene Laerzio. (2) Suida. (3) Dionisio di Alicarnasso; Quintiliano, X; Epistole dello pseudo-Falaridf.; Suida, ecc.