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«Dafni provò anch’egli i capricci dell’onnipotente figlio di Venere, che ama unire, con gioco crudele, due cori discordi. Le ninfe de’ colli vicini, ora superbe, ora gelose, sparsero spesso di amarezza i suoi giorni; l’Eco ripetè spesso canto di affanno; ma quello stesso canto, mentre destava la pietá ne’ cuori altrui, alleviava il dolore in quello di Dafni. «Gl’iddíi (chi può conoscere tutte le vie dalla loro sapienza e della giustizia loro?) gl’iddii tolsero il lume agli occhi di Dafni, che era anch’egli figlio di un dio. Egli piú non vedeva il bel colore di rosa, onde l’aurora abbellisce l’azzurro de’ cieli nelle limpide mattine della primavera; ma udiva il canto degli augelli, e vi univa il suo per lodare il sole, di cui, se non vedeva la luce, godeva il calore vitale che anima tutta la natura. — O miei amici! — egli diceva ai pastori che lo circondavano e mostravan pietá del suo misero stato — i benefici degl’iddíi sono tanti, che, per quanto ci tolgano, la parte, che ce ne rimane, è sempre la maggiore. — Cosí i suoi canti, dopo le sue sciagure, insegnavano agli uomini nuove virtú. «Quando il giovinetto Dafni mori, tutt’i pastori lo piansero. Vasto, lungo silenzio ricopri tutt’i nostri colli: ne era morto il piú grande ornamento (0. «E qual mente dovettero avere cd Empedocle e Parmenide, die primi adoprarono i carmi a descriver quel vero, che nel fondo del loro intelletto si dipingeva come l’immagine di un oggetto luminoso nel fondo di terso e fido specchio? La Grecia intera stupí, quando il rapsodo Cleomene ripetè nell’arena olimpica i carmi di Empedocle (2): gli altri rapsodi rinunciarono al certame, disperando della vittoria, e dimandavan tra loro: — Oli è dunque quest’uomo, i di cui canti si misurano coll’universo? — Quando udirono che quest’ istesso uomo avea (1) I siciliani furono i primi a coltivar la poesia pastorale, della quale fu inventore Dafni, figlio di Mercurio. Euano, Variarum historiarutn, X, 18. Ateneo lo chiama Diomo. ( 2 ) Ateneo, XIV; Aristotele, ap. Diogene Laerzio, in Empedocle, dice che i versi di Empedocle non cedevano a quelli di Omero. Tkofrasto dice che Empedocle imitò Parmenide.