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sapienti IO. Le nostre cittá per le buone lettere non spendono un obolo; prova che i nostri antichi legislatori nGn le hanno tenute in grandissimo conto. Licurgo sancí le sue leggi col giuramento, che gli spartani diedero di osservarle fino al di lui ritorno. Caronda ha creduto che il solo giuramento, in cosa di tanto pericolo, non bastasse, e vi ha aggiunta una pena. Qualunque dei cittadini vorrá proporre un cangiamento a qualche legge, potrá farlo; ma dovrá presentarsi all’assemblea del popolo con una corda al collo, e, se il cangiamento proposto non è accettato, la legge lo condanna ad esser impiccato. Un uomo, il quale si presenta al popolo con una corda al collo, dá uno spettacolo che offende piú la fantasia che la ragione. Si dice che questo avvilisce gli animi. E sia. Qual male da ciò? Quello, che è male, non è giá che manchino leggi nuove, ma bensí che si estingua il rispetto per le antiche. Chiunque propone cose eque non ha nulla da temere, poiché, quando anche avviene che la legge antica non si cangi, il popolo però spesso o la interpreta o la modifica o la sospende. Eccotene due esempi. Le leggi di Caronda concedevano la piena libertá del divorzio. Una giovinetta, maritata ad un uomo attempato, s’innamora di un giovine e risolve di abbandonare il primo marito. Costui si presenta al popolo ed implora giustizia contro l’ingratitudine di una donna, che egli avea amata, che avea tolta alla miseria e ricolma di benefici, e che poi, senza ragione, per solo cieco impeto de’ sensi, lo abbandonava in que’ pochi ultimi giorni di vita che gli rimanevano, e ne’ quali avea maggior necessitá, se non di un’amante, almeno di una compagna, di un’amica. Il popolo non toccò ia legge, ma disse esser cosa indecente abbandonare un buon marito solo per seguirne un altro piú giovane. (i) In Roma vi erano tali scuole pubbliche di lettere fin dai tempi di Appio il decemviro. Livio, III, 20. E Roma non era la piú civile tra le cittá italiane. Scilicet arma magis quam sidera, Romule > noras, carogne finitimos vincere maior erat.