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rimanessero in cura de’ parenti del padre, i quali, in caso di morte, ne erano i soli eredi; ma diede la tutela della persona ai parenti della madre. Cosí rese i primi piú diligenti, perche ebbero molto da sperare dalla diligenza loro, ed i secondi piú fidi, perche nulla poterono piú sperare dal loro delitto. Prima di Caronda, coloro che nella battaglia gli ordini abbandonavano e gli altri che ricusavano di prender le armi per la patria eran puniti di morte. Egli li condannò a vivere, ma vestiti da femmine. Credeva Caronda che il vero coraggio non si potesse mai ispirare col timore. Caronda fu severissimo in tutto ciò che riguardava i costumi. Senza costumi nulla vaglion le leggi. Istituí una censura tanto contro coloro i quali menassero vita dissoluta, quanto contro quegli altri che conversassero con dissoluti; perché per mezzo appunto di queste maleaugurate amicizie i costumi di una cittá si corrompono, ed i vizi di un solo diventano vizi, prima di molti, poscia di tutti. In Atene non si conosce veruna di tali leggi. In Corinto, se un uomo vive troppo scialacquosamente, vi è un magistrato il quale ha cura di saper ciò che egli possiede: se lo trova ricco, gli permette di scialacquare impunemente: se povero, lo condanna e, per sospetto di vizi occulti, lo sbandisce dalla cittá (O. La legge de’corinti è legge di un popolo commerciante; quella di Caronda, il quale non crede che la ricchezza di un privato gli dia mai il diritto di corrompere il costume di una cittá, è la legge di un savio. Noi ammiriamo tanto quella legge di Solone, per cui son dichiarati infami tutti quei padri i quali non insegnano ai loro figli un mestiere. Caronda ha fatto di piú, ed ha ordinato che tutti i figli de’ cittadini si dovessero consegnare ad una scuola, per esser ivi istruiti nelle lettere da maestri pagati con pubblico salario. Questi ordini sono comuni a molte altre cittá d’Italia, e mostrano la parte che nel far le leggi hanno avuta i (i) Ateneo.