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elevò Reggio al primo grado di potenza; s’impadroni di Messina; assediò Locri, e forse, senza la mediazione di Ierone, signore di Siracusa, l’avrebbe presa; vinse i crotoniati, e tentò di far riedificare Sibari, richiamandone gli abitanti dispersi, onde far risorgere in tal modo una rivale di Crotone; ove non potè giugnere colle armi tentò estendersi col commercio, e stabili una colonia in Pixunto, sulla costa de’ lucani che riguardava il mar Tirreno. Pare che in quell’epoca si generassero i primi semi di quelle discordie, che poi lacerarono e distrussero la Magna Grecia. Le federazioni si sciolgono, quando i governi, che le compongono, son troppo diversi ed in uno di essi si desta l’ambizione di conquistare. Anassilao non potè compir l’impresa di riunir sotto un governo solo la Magna Grecia. Morendo, lasciò i suoi figli sotto la tutela di Micito; uomo che dovea esser dotato d’infinite virtú, poiché, essendo un servo, seppe ispirar tanta fiducia al suo padrone e tanta ammirazione ai reggini, che quello gli affidò il governo di una cittá ancora memore della sua libertá, questi lo tollerarono e l’amarono (*). Ma Ierone, invidioso della grandezza di Reggio, sedusse i giovani figli di Anassilao e li mosse a scuotere il giogo del servo. Micito si ritirò in Grecia. I giovani abusarono del potere e lo perdettero; ma Reggio non ricuperò piú l’antica, piena, savia, tranquilla sua libertá, e della prima potenza non conservò altro che la corruzione de’ costumi al di dentro, ed al di fuori l’invidia degli eguali ed il dispetto de’popoli piú deboli. Dionisio s’impadroni di Messina, ed i reggini s’ingelosirono della potenza di Siracusa, come questa erasi ingelosita della potenza di Reggio. Pure Dionisio ricercò la loro amicizia, tra perché temeva ancora i cartaginesi, tra perché volea tener aperta una porta per entrare in Italia, né eravi cittá a tal fine piú opportuna di Reggio. Egli richiese una reggina per moglie. Gli fu risposto di non esservi altra da dargli che la figlia di uno schiavo. Questa risposta fu riputata da molti eroica, ed era imprudente. Dionisio si rivolge ai locresi. Questi eran nemici de’ reggini e si reggevano con governo smoderatamente oligarchico. Come nemici dei reggini, furott lieti per l’alleanza di un potente, che potesse far le loro vendette; come oligarchici, furon superbi della paren- (i) Giustino, IV; Mackobio, Saturnali, I, 2; Diodoro sicoi.o, XI, 37.