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dal fondo della tua ragione. Segui dunque dal bel principio la ragione tua, dá’ te stesso e la niente tua per autor di ciò che credi, e lascia stare i detti di coloro che son morti prima di te. L’esser antico o moderno che importa? Tu devi credere al detto altrui sol quanto trattasi di cosa che tu non possi saliere e che altri sappia. Or vuoi tu vedere die tutti coloro, che hanno scritto di Omero, non ne sapevan nulla? Dimmi: si dubita in Grecia della patria di Pindaro? — No. — E se sorgessero gli spartani a sostener che Pindaro era nato nella Laconia, tutti gli altri greci attcsterebbero contro di loro l’onor di Tebe, e mostrerebbero la casa, che ancora esiste, e nominerebbero i parenti, e rammenterebbero tanti altri monumenti, che deciderebbero la lite. Quando il vero si può sapere, o non sorgono dispute o son presto finite. Non sei anche tu dello stesso avviso? — Dove mai mi strascini, o Nicocle? Ma avverti che tu parli di cose presenti. — Che importa questo? Temi tu forse che possa nascer lite sulla patria di Pindaro nelle etá venture? Se i contemporanei saranno d’accordo sopra un fatto, lo saranno anche i posteri, perché questi avranno sempre le memorie di quelli per guida. — Tu dunque credi che, essendo tanti gli scrittori che parlari di Omero e tanto diverse le loro opinioni, nessuno di essi è stato di lui contemporaneo, nessuno ha avuto il detto di un contemporaneo da seguire. Ma di quanti anni credi tu che Omero abbia preceduto tali scrittori? — Chi lo sa? E che gioverebbe contar le olimpiadi? Quando cessa la continuazione delle memorie, ogni tempo diventa infinito, perché non si può piú misurare. — Ma pure che pensi tu di Omero? — Rido di coloro i quali credon saperne qualche cosa, e molto piú rido di quegli altri i quali credono che il dare una mentita a qualche loro opinione sia lo stesso che darla alla ragione umana. —