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del giulebbe t’impegnava, basta che te ne avvedi, ci rimetterai alquanto d’acqua fresca, e facendo ribollire il tuo giulebbe, lo ridurrai come vuoi (purchè non siasi attaccato sul fondo del polsonetto, e che avesse preso già qualche cattivo gusto), allora mio caro pagherai il fio della tua alienazione, con far punto, e da capo; e laddove ti sgomentasse che il bollimento del zucchero sia molto forte, e che uscisse dall’orlo del vase, o per causa di molto foco, o che non avrai adattata la proporzione del vase medesimo, ti suggerisco il mezzo, come al momento rimediare, senza togliere il polzonetto, o caldaja dal foco medesimo ci tufferai due stille di latte, oppure quanto una testa di spillone di cera.


CAPITOLO III.


de’ siroppi.


Siroppo di violette.


Prendi once tre di violette ben pulite, le porrai in un vase di terra, ovvero fajenza, versandoci sopra un quartino di caraffa d’acqua bollente, ed adatterai su di esse un piccolo peso, onde le violette restino sempre immerse nell’acqua; otturerai benissimo il vase, mettendolo sopra la cenere calda facendolo star così per due ore; quindi passerai le violette per un panno-lino, che premerai ben forte per farne uscire tutto il succo, dovendone ricavare quasi una libbra d’acqua, o succo. Dipoi porrai in un polsonetto o casseruola due libbre e mezzo di zucchero, con un quartino d’acqua, e farai bollire questo sciroppo portandolo