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sommità, e ve ne sono di ogni grandezza, percui per questa qualità possonsi apparecchiare in diversi modi.
Vi sono quelli di celzo bianco, e questi hanno il loro stipite molto lungo, ed il loro cappello l’è quasi sempre uguale, e non grande, e son pur buoni, ed hanno il gusto come quelli di pioppo.
Gli ovi di vite sono come un ovo di oca, che dividendosi per mettà, si vede al di dentro il fongo rosso, quasi che fusse il torlo d’ovo, e si apparecchiano in oglio, il loro sugo pero l’è mucilaginoso.
Vi sono i così detti moniti; questi hanno il colore molto scuro e si presentano molto grandi, ed apparecchiandosi, estraggono molto umido, e mucilagine.
In Calabria Citeriore sono i fonghi così denominali colà Pennicelle questi sono ottimissimi, bianchi come petti di pollo, nascono nelle boscaglie su i monti, ed hanno un picciolissimo stipite di lato, e tutto il loro fongo si spande rotondo veramente come sembrasse una piuma, perciò da’ Calabresi vien denominato Pennicella; il loro gusto è forse meglio de’ nostri di pioppo.
Vi sono finalmente (ciò che è a mia notizia) quelli di pietra, e piacesse al cielo, che se ne potessero aver molti, perchè questi son senza tema di veleno, producendosi da una pietra che per piacere si tengono entro le teste in casa.
Fatta la descrizione di queste specie di fonghi, è necessario, che dica il modo di conoscere se siavi in essi veleno, e come distruggerlo, semmai poco contatto avessero avuto, con oggetti velenosi, e maniere d’apparecchiarli.