E poi, mi penso che direbbero così: Socrate, guarda ora se diciamo vero, che tu ci fai oltraggio facendo quello che ti disponi a fare. Perciocchè noi, dopo averti generato, nutricato e ammaestrato, e messo insieme con gli altri a parte di tutt’i beni, secondo che potevamo, t’avvisammo innanzi; e, come te, così similmente ogni Ateniese pervenuto ch’è in età d’esser cittadino e preso che ha contezza dei costumi della città e di noi leggi; t’avvisammo, che caso non ti garbiamo, noi ti diamo la licenza di tòrre teco tutta la tua roba e andartene dove ti piace: perchè nessuna di noi leggi vieta e impedisce ad alcun di voi Ateniesi ch’e’ non se ne vada in alcuna colonia, se mai è scontento di noi e della città, e non si tramuti dove che sia, portando con sè le cose sue. Dunque, se un di voi rimane in Atene dopo che veduto ha il modo come noi definiamo le liti e governiamo le altre faccende del comune, egli, diciamo, coi fatti s’è già obbligato verso noi a far quello che gli comandiamo1; e, non obbedendo,



  1. Chi rimane mentre può partire, accetta volontariamente le leggi della sua patria: sicchè, se il nascere ateniese