ma è di necessità che ragguardando essi a loro divisamenti contrarii, si disprezzino1. E però considera se tu con me sei d’un sentimento; e, volendo prendere noi un partito, appoggiamoci a questo principio, che mai non istà bene fare ingiustizia, e neanco renderla e contraccambiar male con male2. O tu non la senti come me, e rigetti questo principio? Per me tanto l’ho pensata così da un pezzo, e la penso così anche al presente; tu, se mai ti par altrimenti, parla e insegnami; se poi sei rimasto saldo nell’opinione di prima, sta a udire quello che segue.

Critone. Son rimasto saldo io, e la penso come te: di’ pure.

Socrate. Ecco quello che segue; ma è meglio ch’io domandi: Se l’hai conosciuta giusta una cosa, l’hai tu a fare, o tu puoi scansarti?

Critone. La ho a fare3.



  1. Parole che sembrano profetiche: tra chi dice «occhio per occhio» e chi dice «il male si vince col bene, l’odio con l’amore» non può esserci che mutuo disprezzo e perenne lotta. Tra la «civitas Dei» e la «civitas diaboli» non c’è conciliazione possibile.
  2. Tutta una civiltà, la cristiana, prenderà parole simili a divisa.
  3. È il coronamento del discorso. Se è vero il principio «non far ingiustizia ad alcuno», si deve vivere secondo questo principio. E se a chi ci ha fatto male non abbiamo il diritto di rispondere facendo male, or che le leggi costringono, ingiustamente, Socrate a morire, Socrate non può rispondere con una sua ingiustizia, sottraendosi alle leggi e fuggendo.