E poi, Socrate, non mi pare tu faccia bene a tradirti da te, potendoti salvare, e a procurarti quello che t’avrebbero procurato i tuoi nemici: e già te lo procurarono, poi che ti voglion morto1. E oltre a ciò, tradisci i tuoi figliuoli: perchè, potendoli nutricare tu e ammaestrare, li pianti e te ne parti abbandonandoli alla ventura; e incoglierà facilmente a loro quello ch’è solito agli orfani nella loro orfanezza. Senti, o non s’hanno a fare figliuoli, o, una volta fatti, bisogna che uno s’arrovelli la vita per camparli e tirarli su alla meglio. Ora tu, mi pare, vuoi prendere il partito più comodo. No, tu hai a fare quel che farebbe un uomo da bene e virtuoso; tu specialmente che dici non avere mai fatto altra cosa in tutt’i dì di tua vita, se non curare la virtù2. Mi si fa rossa la faccia, per te e per noi tuoi amici; chè mi pare sia avvenuto per una tale nostra viltà questo brutto fatto.

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  1. Critone fa sfilare i suoi argomenti, d’una beata rudimentalità: «Puoi salvarti; ti uccidi da te se non ti salvi».
  2. L’altro argomento è metà patetico — la pietà pei figliuoli che abbandona — e metà morale: «Hai sempre predicato virtù; bella virtù aver messo al mondo dei figliuoli, e ora piantarli per la tua ostinazione di non voler fuggire».