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Socrate. Oh! che bellezza se il popolo, come potesse far male, potesse fare altresì bene; ma egli nè può l’una cosa nè l’altra, perciocchè fare non ti può nè savio nè stolto, e quello che fa, fa a casaccio1.


    solo quelle; Socrate vede anzi tutto il dovere, che per lui è di restare nella prigione: quel che ne seguirà, non conta. Il che stupisce Critone, e gli scompiglia tutte le idee.

  1. Socrate è tutto fuori dei calcoli prudenti di Critone. Per Socrate bene è esser savio, male è essere stolto. Il popolo calunnia, trae a morte? ma non può rendere dissennato chi già sia sapiente. Male, dunque, non può fare: male vero, di quel che nuoce davvero, perchè menoma, degrada, corrompe. Che poi tragga a morte, questo è un caso: che non può nemmeno dirsi doloroso, perchè dovrebb’esser certo che, morendo, si peggiori: e chi può affermarlo? Il popolo non può nuocere davvero; così potesse! Chè potrebbe anche giovare; anche render savi gli stolti! Ma esso, come agisce d’impulso, inconsapevole e senza vigilarsi nè controllarsi, così non puo far savio nessuno che non sia tale; e non può nemmeno togliere, a chi lo possegga, il solo bene vero, la saviezza.