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Socrate. Ma, beato uomo, che fa a noi ciò che si pispiglia dalla gente? I savii, ai quali noi si conviene avere l’occhio, crederan bene che la è andata come l’è andata1.

Critone. Intanto, lo vedi, bisogna mettersi pensiero dell’opinione del popolazzo. Il caso tuo dice chiaro che male ne può egli fare, e non poco ma quanto immaginar si possa al mondo, a un povero uomo addentato che è dalla calunnia2.

    ma il pensiero della vergogna è anche maggiore. Qui è tutto Critone, quale Platone l’ha scolpito e effigiato.

  1. Che ciascuno pensi e giudichi a suo modo, come evitarlo? Per ciò si distingue chi ha senno da chi non ne ha, e al giudizio dei primi si dà retta, alle ciance dei secondi non si dà ascolto.
    Si badi che Socrate s’era trovato di fronte all’analisi, condotta dai Sofisti, dell’infinita disparità delle umane opinioni; ed alla conclusione, pure sofistica, che se ognuno la pensa a un modo, ciascuno ha ragione per suo conto, e dal suo punto di vista. Socrate aveva reagito col suo più vigoroso buon senso: «ognuno la pensa a un modo: ma non sono egualmente sennati questi uomini, così discordi tra loro: e tutti convengono che c’è un senno, diverso e migliore della dissennatezza; l’opinione dei sennati, ecco quella che vale; quel che salta in testa ai dissennati, è pensato invano, non ha séguito, non deve aver séguito». Donde l’energica affermazione che va posto un limite ben preciso tra savi e sciocchi, tra chi parla da senno e chi parla a caso, come gli pare; e il còmpito di richiamare, possibilmente, tutti a una severa coscienza dei propri concetti, controllati e scrupolosamente vagliati.
  2. Socrate ha detto che il volgo non merita che i suoi giudizi siano ascoltati, perchè non coglie giusto, s’inganna. Ma Critone fa tutt’altro discorso: «conviene dar retta al popolo; quanto male può fare con le sue calunnie! Sono errate? magari; ma nuocciono lo stesso, anzi di più. E C’è lì l’esempio: Socrate, che deve morire per le calunnie onde l’hanno colpito». Critone vede le contingenze della vita, e