abbattuti gli ordinamenti tradizionali, fondarne di nuovi, risolutissima poi a conservarli. Sicchè, se è contro lo Stato che trova ed investe, è a sua volta gravida d’uno Stato, che intende conservare solidissimamente, quando sia riescita a fondarlo.

D’altra parte, lo Stato che ci appare già fondato, e preoccupato solo di conservarsi, sembra una mole, che duri, per inerzia, nell’esistenza; ma in realtà, come i teologi richiedevano il concorso divino, cioè un perpetuo atto creativo, per la conservazione dell’universo creato, così lo Stato non riescirebbe a tenersi su se le forze che lo generarono, non lo rigenerassero giorno per giorno, facendogli affluire costantemente i mezzi e le energie onde uno Stato è contesto.

Sembra dunque che una volontà fondatrice di nuovo Stato stia in fondo ad ogni critica; e che in fondo alla più quieta conservazione stia un diuturno rigenerarsi e riorganizzarsi. Il quale continua, di solito, senza scosse, e per ciò non ci avvediamo che sia un processo d’ora in ora rinnovato; ma nelle età tristi, in cui tutto si pone in discussione, si assiste, proprio si assiste, al rallentarsi, al venir meno delle funzioni statali, e si comprende allora che son funzioni, non un meccanismo che duri per forza d’inerzia.

Anche sotto questo aspetto, quindi, troviamo il germe d’uno Stato proprio nella volontà che più sembra diretta a distrugger lo Stato; e, per contrario, troviamo revisione, rifacimento, riadattamento proprio nel conservatorismo che pare più immobile.

Da questa analisi sembra risultare che il tentativo