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30 capitolo primo

se stessa sia un mito della ragione, sarebbe indarno negarcelo. Anzi lo avere tratto fuori la natura dal suo vile riposo, lo averne dischiuse le immense energie che si stavano aggomitolate in una eternità morta, e trasferito nell’essere stesso il tempo, il moto, la vita, fu l'una delle scoperte più grandi della scienza moderna, la più grande liberazione dello spirito umano. Quella falsa imagine dell’infinito come una cosa di là dal tempo, di là dalla natura, di là dal pensiero, fu tolta via per sempre; l’infinito vivente è in tutti ed in tutto; noi vi respiriamo come in un clima novello che ci comunica quella gioventù sana di spirito ch’è il segno più certo delle rinascenze morali. Il tempo ci è sacro perchè divenuto una gestazione dell’ideale che si fa in lui e per lui. Ma è qui appunto il difetto della vostra dottrina; non v’accorgete di ciò che si fa in questo immenso dischiudersi di moti; voi pigliate il moto come fine a se stesso, mentre non è che mezzo alle rivelazioni successive dell’essere che vi si concorpora e vi si infutura.

La scienza non conosce un essere in se di fuori dal tempo e dal moto, ed è per ciò ch’ella ha

    e concreta, ma l’eterna realtà dell’infinito vivente. Ciò che sembrerebbe metafora alla corta apprensiva dei sensi, è molto al di sotto del vero se si consideri il reale come ce l’ha discoverto la scienza moderna. Non è l’essere in sè dei filosofi ma l’essere che migra nel moto; è l’eterno tutto nel senso spinoziano e scientifico. Ciò volli dire per tòrre ogni equivoco da questo vocabolo usato in sensi diversi.