moderno, come lo intende la critica,1 è una realtà vivente, la più complessa e la più feconda di tutte; una realtà che racchiude e compendia in se stessa l’esperienze organiche del passato, e nella quale virtualmente s’anticipa l’avvenire; una realtà in cui cospirarono, tutte le efficienze storiche del tempo, ma che nessuna forza potrebbe ornai debilitare ne abbattere; una realtà ch’è fisiologica in parte, perchè si genera nell’organismo ed è compenetrata intimamente con esso, ma che non si arresta ne si circoscrive negli organi. Essa crea un mondo più alto dell’organico, e benchè uscita dalla materia la trascende e la vince; è quindi una
- ↑ Che è mai una coscienza che s’accampa nel fondo degli organi? Una coscienza di là dal cervello, di là dai centri nervosi, e quindi di là dalla vita, è una coscienza impossibile, in quanto è separata da quel gruppo di fenomeni nei quali si forma e si rivela. Il vero milluogo della vita è l’organismo; toglietelo via, o, che è lo stesso, imaginate un qualcosa di là da lui e sotto di lui, il fenomeno della vita sparisce di subito.
La coscienza è un fatto complesso, nel quale c’è un prima ed un poi, e tra l’uno e l’altro c’è l’intervallo di molti secoli d’esperienza. Comunque sia, essa si produce nel cervello, giacchè, come ognun sa, il cervello non solo pensa ma sente.
Come ogni pensiero è impossibile di fuor dal cervello, così v’è impossibile ogni coscienza. In qual modo può essere causa ciò che non è che l’effetto? Quei gruppi di sensazioni che eccitate dal cervello van circolando continuamente pei laberinti nervosi trasmettendovi le idee che portano dentro a se Steste, ci sembrano usciti da un qualcosa che stia sotto di loro e le contenga e le ingeneri; ma ciò non è vero. Essi rampollano da quell’ovaia infinita di cellule federate di cui si compone il cervello, e che un inganno psicologico attribuisce ad un «me» latente ed identico sempre a se stesso.