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capitolo primo 73

tutto impregnato di profumi. Il vivace azzurro dei flutti che lambiscono sovra incantevoli rive, e l’ampiezza del golfo ligure sollevano l’anima, trasportano sotto altri cieli il pensiero. Tu senti, che, non ostante la sua magnificenza, il ricinto della città di marmo non può bastare all’imaginazione dei suoi figli: comprendi, infatti, che il mare è la vita, l’umore nutritivo, la forza di questa Città. Una gagliarda attrattiva predisponeva la gioventù genovese alle avventure di mare: Cristoforo Colombo, cui un amor precoce della natura recava alla contemplazione delle opere divine, e un segreto istinto sospingeva allo studio della geografia, preferì il mare ai lavori sedentari e monotoni; quasi tutti i suoi antenati avevano cercato fortuna sul mare: uomini del suo nome e del suo sangue si erano illustrati nella marineria militare: oltrechè l’unica via della fortuna e della gloria pei Genovesi era quella.

A que’ giorni la navigazione era una dura scuola. La vita a bordo era dura, lo spazio er’angusto. La marineria mercantile doveva per forza esser anco guerriera; solo si limitava a stare sulle difese; esposta ai pirati d’ogni nazione ed agli attacchi più inaspettati, ella stava armata, e pronta a difendersi. Non ostante il suo piccolo bagaglio scientifico recato seco dall’Università di Pavia, il giovane scolaro dovette, secondo gli usi del tempo, cominciare quale mozzo la sua scuola di mare; la lunga pratica, l’osservazione, l’esperienza furono le sole che gli insegnassero la teorica della marineria. Formato a quest’aspra scuola, la conoscenza delle armi gli diventò così familiare come quella dei venti e delle manovre: certamente attinse in quest’abitudine del pericolo da parte dei flutti e degli uomini, e nella frequenza delle complicazioni più imprevedute e più terribili, quel sangue freddo, unito a prontezza di risoluzione, quella rapidità e quella ferma precision del comando che sono in mare salvezza delle navi.

Noi sappiamo ch’egli avea corso il Mediterraneo quanto è largo e lungo, e navigato nel Levante a que’ dì pieno zeppo di pirati dell’Arcipelago, di corsari maomettani e di ladroni barbareschi. In uno di quegli oscuri ed arrischiati combattimenti, che la storia dimenticò o ignorò, Cristoforo ricevette una ferita, la