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44 introduzione


E nulla fu che arrestasse la sua preoccupazione; non la prova contraria, risultante doppiamente dall’affermativa e dal silenzio degli scrittori spagnuoli, non la dimostrazione così logica dei fatti, non il carattere quasi sacerdotale del messaggero della Croce: bisognavagli ad ogni patto questa macchia di origine per far parere dubbia la sincerità dello storico più vicino e meglio informato di Cristoforo Colombo. In tutti i suoi scritti lo Spotorno ripete con odiosa compiacenza che illecita era l’unione di Colombo con Beatrice Enriquez, ed ha rinnovato la sua accusa d’illegittimità contro don Fernando. Non contento di averla nel 1819 inserita nel suo libro, Dell’origine e della patria di Cristoforo Colombo, l’ha riprodotta orgogliosamente nella sua storia letteraria della Liguria, presentandola siccome il frutto della sua propria sagacia. Come Napione si era fatto bello di un’arguzia rubata da lontano ad un avvocato spagnuolo ridotto agli estremi, così Spotorno, a forza di ripetere il plagio commesso da Napione, finì per credere sua proprietà personale questa miserabile calunnia, di cui ignorava la vera provenienza.

Appo lettori frivoli, questa pretesa scoperta della tresca segreta di Colombo pose Spotorno in grido di critico erudito; e gli valse nel 1823 l’onore di essere incaricato dal corpo decurionale di Genova della pubblicazione dei documenti relativi a Colombo, la cui raccolta formava il Codice Colombo Americano: vennegli fidata la cura d’inaugurar quel volume con una notizia biografica sull’Eroe genovese. Allora Spotorno colse una sì bella occasione per ricominciare la sua accusa d’illegittimità: per ferire più sicuramente il figliuolo, scagliò al padre l’imputazione di amorazzi misteriosi. La posizione sociale del Padre Spotorno diede alla sua diffamazione non meno autorità che notorietà: per lui si diffuse ovunque l’opinione della fragilità dell’Eroe.

Contemporaneamente don Martin Fernandez de Navarrete proseguiva la raccolta de’ viaggi marittimi degli Spagnuoli, cominciata dal dotto don Battista Munnoz per ordine del re Carlo IV: scrittore facile, quantunque senza originalità, ricco di una erudizion speciale, ma privo dell’acume ch’è indispensabile allo