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capitolo nono 435

porale della Santa Sede, si direbbe che il rivelatore del globo antivedesse l’eresia che doveva sbucare dal convento degli Agostiniani di Vittemberg, e il terribile scuotimento pel quale dovevano distaccarsi dall’unità spirituale la maggior parte degli Stati dell’Alemagna, il Brandeborgo, la Sassonia, il Meclenburgo, la Pomerania, il Vurtemberg, la maggior parte della Svizzera, la Prussia, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, l’Inghilterra, la Scozia. Questa immensa defezione poteva far temere che lo scisma si avesse a stabilire anche a Roma, ove di fatto tentò di introdursi. In tale occorrenza il maggiorasco sarebbe stato di un potente soccorso, perocchè doveva ammontare annualmente ad oltre venticinque milioni di maravedis: sette milioni circa di franchi.

L’ammiraglio vuole altresì che il suo erede costituisca nella magnifica pianura reale, la Vega Real d’Hispaniola, una chiesa in onore dell’Immacolata Concezione della Vergine, sotto il nome di Santa Maria della Concezione; ch’edifichi uno spedale, pigliando per ordinarlo l’esempio de’ meglio ordinati: gli comanda, altresì, di fondare nella medesima isola una facoltà di teologia, composta di quattro cattedre, specialmente destinate all’istruzione di coloro che si dedicheranno alla conversione degli Indiani: obbliga il suo erede, quando le rendite del maggiorasco si saranno accresciute, di aumentare il numero delle cattedre e le sovvenzioni agli operai evangelici delle Indie.

In questo testamento splende l’anima di Colombo. Da tutte le sue disposizioni si vede che vuole conseguire dopo morte l’attuazione delle sue idee, dal fondo della sua tomba aggiugnendo lo scopo della sua vita, scopo sì grande a’ suoi occhi, che le sue scoperte non n’erano che il mezzo e la preparazione:

Così:

Pagar le decime a Dio ne’ suoi poveri;

Liberare il Santo Sepolcro;

Assicurare l’indipendenza temporale del Papa;

Sollevare i malati;

Lavorare alla conversione degli Indiani.