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le iniquità che dovette patire sino alla sua morte Cristoforo Colombo.

Favorito dal re Ferdinando, don Juan de Fonseca seppe innestare nello spirito di lui la propria malevolenza. Com’è noto, il Re non aveva voluto contribuire in cosa alcuna alla scoperta, nè vi prendeva altro interesse che di trovar le miniere d’oro delle Indie, onde attingere nel tesoro della Castiglia il danaro necessario per porre ad esecuzione i suoi disegni di conquista in Europa. Ferdinando, che non sopportava facilmente la superiorità, non perdonò mai alla gloria. Il vescovo don Juan de Fonseca, e i cortigiani di questo, perocchè il favore di cui godeva gli aveva formata una corte, detestavano Colombo: molte grandi famiglie erano gelose dell’improvvisa elevazione di quello straniero. L’ordinatore generale della marina seppe giovarsi di cosiffatte disposizioni: protetto dal suo titolo di vescovo, godevasi avversare le intenzioni della Regina quando esse tornavano favorevoli a Colombo. Egli era altresì nemico di Juanoto Berardi, il ricco armatore di Siviglia, perchè Berardi, commerciante intelligente e probo, si mostrava affezionato a Colombo, e perchè, d’altronde, la vastità delle sue relazioni, il suo credito su tutte le piazze marittime, i suoi mezzi per la fornitura delle navi e delle vettovaglie obbligavano la corte ad aver ricorso a lui in tutti gli affari delle Indie. Fonseca gli faceva patire disgusti, gli suscitava difficoltà, creava ritardi, e poscia rifiutava di pagargli le forniture al prezzo convenuto: rifiutava ben anco di rimettergli i nove indiani, per la loro svegliatezza di mente stati scelti da Colombo ad essere interpreti, e che aveva fidato alle cure di Berardi, la cui puntualità eragli conosciuta. Una lettera dei Re a Juanoto, del 2 giugno, contiene la prova di questo mal procedere, e manifesta al tempo stesso una certa qual avversione per l’ammiraglio. Un altro documento, colla data del medesimo giorno, mostra che Fonseca cercava, di mandare alle Indie caravelle fornite da altri armatori, a danno di Juanoto Berardi.