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capitolo quinto 383

nati Castigliani. Il cacico Guatiguana ne fe’ trucidare dieci che abitavano le rive del gran fiume; indi incendiò la gran casa che serviva d’ospedale agli Spagnuoli, dove si trovavano allora da quaranta malati con febbre, o convalescenti.

Caonabo, distruttore del fortino, risolvette di uccidere tutti gli stranieri, fece alleanza coi Ciguaiani, la battagliera tribù del nord-ovest, che, esposta alle scorrerie dei Caraibi, aveva contratta l’abitudine delle armi; e d’improvviso co’ suoi guerrieri si presentò dinanzi al forte di San Tomaso, comandato da Ojeda, il quale non aveva sotto i suoi ordini che cinquanta uomini.

Ojeda, la cui prodezza era proverbiale nella colonia, sapea far la guerra; manteneva strettamente la disciplina, faceva pattuglie la notte, vigilava le sentinelle, e, difeso dal fiume Esaque, se ne stava chiuso nella sua rôcca senza temere di scalata. Caonabo riconobbe l’impossibilità di sorprendere la sua vigilanza e di tentare un assalto; si provò, quindi, di affamare la guarnigione: occupò le foreste intorno; s’impadronì di tutti i sentieri che menavano alla fortezza, imboscando numerose coorti ne’ passi che supponeva dover essere corsi per vettovagliare. Ojeda scemò le razioni e aspettò con una stoica pazienza gli effetti della noia su que’ nemici, cui l’osteggiare al sereno, in quella freschezza delle notti, doveva recare gran disagio. Per non lasciarli gustare le dolcezze di un troppo lungo riposo, faceva all’improvviso sortite, nelle quali la furia del suo attacco cagionava grandi stragi. I più intrepidi isolani erano precisamente quelli che cadevano sotto le cariche de’ cavalli Spagnuoli, perocch’essi soli tentavano resistere.

Il Signore della casa d’oro duro fermo nel suo blocco trenta giorni.

Finalmente, vedendo che la sfiducia e le malattie gli diradavan le file, Caonabo si ritirò in silenzio, e disegnava fare, le sue vendette sull’Isabella. Serpeggiando, come rettile sotto l’erba, nascoso nel profondo de’ boschi, giunse segretamente ne’ dintorni della città, facendo di notte il giro delle mura in cerca del punto più debole: spinse l’audacia fino ad entrarvi di pieno giorno, fingendosi amico agli Spagnuoli. Cosi potè riconoscere