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capitolo terzo 343

vertì che «il signore della casa d’oro» il cacico Caonabo, si apparecchiava ad assediarlo. Non dandosi di ciò grande inquietudine, perché sapeva la debolezza degl’Indiani, e qual terrore avessero dei cavalli e delle armi da fuoco, pure l’ammiraglio gli mandò un rinforzo di settanta uomini con un supplimento di viveri. Indi attese operosamente a compiere l’Isabella.

La fecondità del suolo pareva incredibile. I legumi germogliavano in tre giorni, e venivano a maturanza in tre settimane. Il 30 marzo, giorno di Pasqua, un agricoltore offrì all’ammiraglio alcune spiche mature d’un frumento seminato al finir di gennaio. Si aveva la certezza di ottenere due raccolte all’anno. Nondimeno questa speranza non poteva rimediare ai mali presenti. La febbre infieriva. Gli operai robusti, oppressi dalle fatiche, si scoravano e facevan poco lavoro: gl’idalghi, pieni del loro orgoglio, si abbandonavano ad amare lamentanze, maledicevano l’ammiraglio e la scoperta, consumavano, senza alcuna utilità per la colonia, i viveri che scemavano rapidamente. La maggior parte delle armi erano guaste, i medicamenti finiti, e non rimaneva altro più che una piccola provvigione di vino. Il solo frumento, meglio conservato, offeriva qualche aiuto, ma bisognava usarne con parsimonia.

L’ammiraglio pensava di accantonare nell’interno dell’isola il battaglione che noverava quattrocento fanti, oltre sedici cavalieri, per non lasciare all’Isabella altro che i lavoratori e i malati. Intanto cominciò con iscemar le razioni a tutti i membri della colonia senza eccezione di grado e di persone. Ed egli, primo d’ogni altro, si sottopose alla legge comune. Questo partito salutifero parve insopportabile a certa gente. Sendo terminata la provvigion di farina, si distribuirono razioni di frumento quale esisteva nel magazzino: ciascuno fu obbligato di macinare da sè con un molino a braccia, la propria porzione di grano: ma non v’avevano molini a sufficienza: oltreciò, i volontari, gl’idalghi, quelli che abituati agli agi della vita, non erano venuti nell’isola, che per raccogliere oro si rifiutavano a tal fatica: i malati, i convalescenti non potevano sostenerla; gli altri, obbligati di fare da soli questo lavoro, qual soprappiù, o cadevano malati o fingevano di esserlo. Co-