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capitolo secondo 335

tavia questa contrarietà ebbe i suoi vantaggi. La flotta fu costretta a fermarsi sopra una costa copiosissima di pesci, provveduta di un porto eccellente, e vicina a due fiumicelli, la cui acqua leggera e limpida irrigava una terra inesauribilmente feconda. Ad un trar di balestra abbondavano sassi addatti alla costruzione: sorgea presso una folta foresta, e un gruppo di scogli che dominava il porto, una fortificazione naturale che facilmente si poteva rendere inespugnabile. Fu deciso di non andar oltre. ll dottore Chanca giudicava «questo luogo il meglio situato che mai si potesse imaginare,» e diceva la Provvidenza avervi condotta la flotta a rifugio contra il mal tempo.

Quivi negli ultimi giorni di dicembre sbarcarono finalmente gli uomini e gli animali, stracchi ugualmente di una navigazione di quasi tre mesi, durante la quale erano stati del paro assoggettati ad un’esigua razione, così volendo la prudenza, affine di far fronte ai casi che ritardassero Io sbarco. La maggior parte degli Spagnoli poco famigliarizzati col mare presero con inesprimibile delizia possesso della verdura, dell’ombre odorose e de’ frutti sconosciuti di quella contrada, ove, sotto un fogliame sempre verde, gli uccelli facevano lor nidi come nella primavera in Europa.

Si racchiusero le provvigioni, le munizioni e i bagagli in case di legno che furono prestamente rizzate.

Avendo immediatamente Colombo fatto tirare le linee e determinate le proporzioni convenienti, collocò, invocando la santissima Trinità, la prima pietra della nuova città, a cui impose il nome amato d’Isabella.

Il primo edifizio cui si pose mano fu la chiesa; e vi si lavorò intorno con tale e tanta operosità, che il 6 gennaio, anniversario dell’entrata dei Re in Granata, vi fu solennemente celebrata la gran messa dal Vicario Apostolico, assistito dal padre Juan Perez de Marchena e dai dodici Religiosi che il padre Boil aveva condotto.

Soli tre edifizi pubblici furono costrutti in pietre; le case de’ privati erano terra e calce; la maggior parte baracche di legno. Ciascuno si prestava ad assecurarsi una dimora propria; a tale che in poche settimane Isabella prese l’aspetto di piccola città.