Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/293


capitolo undecimo 285

città uscivano per incontrarlo.» Gl’impedimenti che cagionava il suo arrivo ritardavano il suo cammino; era costretto di fermarsi ne’ borghi e nelle città poste sulla sua via.

Questo corteo, più strano che pomposo, cominciava co’ marinai della Nina sotto le armi, i quali scortavano lo stendardo reale della spedizione, portato da un piloto. Indi venivano marinai, gli uni carichi di rami d’alberi sconosciuti, di canne gigantesche, di felci arborescenti; gli altri recando cotone non lavorato, frutti di cocco, di zenzero; altri corone d’oro, braccialetti, cinture, maschere, corone di piume, conchiglie, lance e spade di quel legno che si chiama di ferro, e frecce senza acciaio: portavano vegetabili ed animali ignoti, alcuni vivi, altri impagliati. L’aspetto orribile di due mostri, appesi ad un palo destava spavento e curiosità; erano due iguani: intorno ad essi gracchiavano e battevano le ali quaranta specie di papagalli. Venivano poscia i sette indiani nella pompa dei loro ornamenti nazionali e studiosamente pinti in bianco e rosso. Finalmente giungeva l’ammiraglio nell’assisa delle sue dignità, sopra un cavallo che guidava con bella disinvoltura: dietro a lui i suoi tre scudieri si sforzavano di contenere la calca avida di accostarglisi. Ad ogni momento, confusi e quasi spaventati della romorosa curiosità che suscitavano, i sette indiani si volgevano a guardare l’ammiraglio lor protettore, il cui sorriso assecurava la loro debolezza.

La storia dichiara che la gran calca non si formava solamente, e specialmente per vedere gl’indiani e gli strani oggetti che si portavano scopertamente; una più nobile curiosità giustificava quella sollecitudine: tutti volevano contemplare l’ammiraglio, e scolpire nella memoria i lineamenti dell’uomo favorito dal Cielo, il quale aveva valicato il mar tenebroso ed ampliati i confini della Terra. Tutte le braccia si agitavano; tutte le fronti si scoprivano al suo approssimarsi; era una salutazione immensa. Le madri lo additavano ai loro figlioletti e pregavano per lui. Egli si avanzava così a piccole giornate, ricolmo di segni di ammirazione e di entusiasmo, ricevendo gli applausi e le benedizioni delle moltitudini. L’eroe cristiano, dolcemente commosso da queste dimostrazioni, riferiva a Dio solo un tale