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282 libro primo


§ II.


Tutti gli uomini tornati coll’ammiraglio potevano riposarsi, gustar la calma del riposo dopo tante fatiche e sì gran travagli e pericoli. Ma egli, che la sorte aveva eletto per l’espiazione di tutti, doveva adempiere i voti onde lo gravava una predilezione misteriosa.

Primieramente, dovette andare a Nostra Signora di Guadalupa, portando un cero acceso di cinque libbre. In questo ritiro, provò grandi consolazioni spirituali: conversò con santi uomini e strinse con essi tali relazioni che continuarono: promise a que’ Religiosi, in memoria delle loro simpatie di imporre il nome del loro monastero ad una delle isole che Scoprirebbe; e in breve attenne la parola.

Indi Colombo tornò presso Palos e Moguer, al convento di Santa Chiara, a cui naturalmente lo affiliava il cordone di San Francesco, che portava sotto le sue vesti. Quivi fu celebrata una messa solenne in ringraziamento. Poscia, quando fu sera, entrò solo nella cappella, le cui porte si chiusero: doveva passarvi in orazione tutta la notte. Il vacillante luccicar della lampada del santuario si rifletteva sui quadri, sui bassi-rilievi del coro, e disegnava confusamente le guerriere effigie dei Conti di Puerto-Carrero, antichi signori del luogo, prodi cavalieri della Croce, che s’illustrarono contro i Mori. Con un’ereditaria fedeltà della loro schiatta avevano per diversi secoli combattuto valorosamente la mezza-luna. ll sangue dei Puerto-Carrero e collegato, come è noto, cogli avi della contessa di Teba, l’imperatrice Eugenia. I conti di Puerto-Carrero dormivano il loro sonno in quella chiesa, di cui erano stati benefattori. Le statue di alabastro delle loro mogli e delle loro figlie, messe in linea lungo le pareti, notavano il luogo dei loro sepolcri. Il dubbio chiarore della lampada nelle sue vacillazioni sembrava là, per l’ingrandimento delle ombre, imprimere un movimento fantastico all’immobile bianchezza di quelle tombe. Un’anima di meno forte tempera di quella di Colombo non avrebbe potuto pregare con perfetta calma. Il mes-